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l'inchiesta

Frode su certificati Gse, 4 indagati e danno da 30 milioni

Operazione della Guardia di Finanza

Aperte per frodare fisco, chiesta la chiusura di 229 partite Iva

Tre persone e una società sono indagate della Procura regionale della Corte dei Conti della Campania per un presunto danno erariale da 30,4 milioni di euro nei confronti del Gestore dei Servizi Energetic (GSE) attraverso una "sistemica e raffinata falsa attestazione e rendicontazione" sui Titoli di Efficienza Energetica, i cosidetti 'certificati bianchi'. I militari del Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Napoli hanno notificato su delega del Procuratore regionale, Antonio Giuseppone, e del suo vice, Davide Vitale, l'invito a dedurre nei confronti della società di Poggiomarino, poi dichiarata fallita, e di tre amministratori di diritto o di fatto che hanno incamerato gli incentivi pubblici rilasciati da GSE, società in house partecipate dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, attraverso l'ente pubblico Cassa per i Servizi Energetici e Ambiental ai privati (le cosiddette E.S.Co., Energy Saving Company) che attestano di aver eseguito interventi di efficientamento energetico.

I certificati rilasciati da GSE per lavorazione come l'isolamento di pareti o coperture per riscaldamento/raffreddamento sono poi cedibili a societò che distribuiscono gas ed energia elettrica sulla piattaforma del mercato regolato o attraverso negoziazioni bilaterali. Il controvalore monetario degli stessi viene determinato ogni anno dall'Atuorità di regolazione, Arera. Secondo le indagini sarebbero stati rilasciati 138.074 certificati bianchi per lavori falsamente attestati e poi ceduti sul mercato dei titoli a soggetti ignari della frode che li hanno poi presentati per percepire il contributo pubblico. L'inchiesta contabile si affianca a un procedimento penale aperto dalla Procura di Treviso in cui diverse amministrazioni comunali interpellate hanno comunicato che i titoli autorizzativi/abilitativi indicati nelle richieste di verifica e certificazione dei risparmi non risultavano depositati presso i propri sportelli. I titolari delle imprese che, secondo l'azienda sotto indagine, avrebbero fisicamente effettuato i lavori non hanno riconosciuto le fatture emesse. Inoltre per i luoghi in cui sarebbero avvenute le lavorazioni di efficientamento energetico sono risultati inesistenti o indicati con nomi di fantasia.

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