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la polemica

Rimosso un crocifisso, ira al Lavinaio

Il simbolo religioso sradicato dalla facciata del palazzo dove dovrebbe trovare posto una moschea

Rimosso un crocifisso, ira al Lavinaio

NAPOLI. Subbuglio nel quartiere del Lavinaio, a due passi dallo storico Borgo Loreto ed ancor più dalla storicissima piazza del Mercato testimone dell'ultimo alito di vita di Corradino II di Svevia come del ghibellinismo Europeo. Da tempo meta della piccola imprenditoria pevalentemente pachistana, che di fatto ha investito nel quasi 80 per cento dei locali sfitti da tempo offrendo garanzie economiche ai proprietari, favorita anche l'invecchiamento dei commercianti storici del Mercato antistanti il Santuario.

Agitazione popolare per le operazioni iniziate ieri mattina di sradicamento di un crocifisso centenario da parte dell'istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero che si dice proprietario del luogo ove è posto, in difformità da quanto invece sostenuto da Padre Mario Rosario d'Orlando parroco della centralissima Parrocchia di Santa Maria La Scala. L'intero immobile è stato venduto ad un commerciante pakistano che, da qui le rimostranze dei nostalgici della adorazione mattutina prima di andare al lavoro, pare abbia preteso proprio l'eliminazione del Crocifisso perché non sarebbe in linea con la volontà di trasformare il tutto in una moschea o un centro di preghiera islamico.

Purtroppo la logica della religione segue quello del Mercato, afferma Don Vincenzo da sempre presente «chi ha più soldi prega per chi vuole lui». Una azione che comunque mira ad eliminare tutti gli altri crocifissi simbolo, tuona lo storico Ugo Mamone attraverso un post sul suo profilo social. «Ormai comandano loro perché “song assaie”» dicono le irriducibili del Santo Rosario recitato al Carmine ogni giorno . «Credo che sia un atto arbitrario dell'Istituto» afferma il parroco. «Il Crocifisso è della Parrocchia».

In attesa della Sovrintendenza e delle ragioni dell'istituto in questo agosto caldissimo chiosa bene un pakistano che interrogato stringe le spalle dicendo che «una moschea non sarebbe una cosa sbagliata , come non lo era il crocifisso».

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