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CAMORRA
08 Agosto 2025 - 08:47
NAPOLI. Camorra, spaccio di droga, agguati e ordini dal carcere. C’è mezzo codice penale nell’inchiesta che ieri mattina ha inflitto un durissimo colpo al clan Longobardi-Beneduce di Pozzuoli, con nove presunti affiliati arrestati dai carabinieri in esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Napoli su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. A capo della paranza con base a Monteruscello ci sarebbe stato, secondo la ricostruzione degli inquirenti, il 51enne ras Gennaro Sannino, già detenuto per un’estorsione a un cantiere nautico.
I reati contestati dalla Procura sono quelli di associazione di tipo mafioso e associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti aggravata dal cosiddetto metodo mafioso. Dalle indagini è emerso che a veicolare la droga nelle piazze di spaccio della zona era proprio il criminale che, attraverso un vero e proprio regime monopolistico, si assicurava protezione dalle pretese dei gruppi rivali senza però disdegnare l’uso delle armi. Il principale indagato, ritenuto il capo e promotore dell’organizzazione, è emerso grazie alle intercettazioni, dirigeva e organizzava le sue attività criminali, compreso il reclutamento di nuovi affiliati, direttamente dal carcere dove era detenuto, grazie ai cellulari che aveva a disposizione.
In carcere sono così finiti Gennaro Sannino, 51 anni, detto “Gennarino”; il figlio Luigi Sannino, 24 anni, e la moglie Patrizia Tizzano, 49 anni; Gabriele Goglia, 36 anni, detto “’a ninna”; Luigi Pio Sannino, 26 anni; Vincenzo Perillo detto “Pippo Baudo”, 48 anni; Leonardo Perillo, 23 anni; Bruno Iannaccone; 22 anni; e Mattia Esposito, 24 anni. Mentre sono indagati a piede libero Francesco De Felice, 54 anni, detto “paluoffo”; Francesco Imperatore, 27 anni, alias “Checco”; Christian Perreca, 23 anni; e Gianluca Maione, 42 anni.
A Gennaro Sannino è stato riconosciuto il ruolo di capo e organizzatore, soprattutto nel settore delle estorsioni e del traffico di stupefacenti, della fazione di Monteruscello del clan Longobardi-Beneduce e della fazione di Toiano in seguito all’arresto del ras Giuseppe Cammino. Il clan aveva diramazioni anche su via Napoli attraverso Bruno Iannaccone (specialista nello spaccio di droga) e a Toiano mediante Vincenzo Perillo.
Dopo l’arresto di “Gennarino”, le redini del clan sarebbero passate nelle mani della moglie Partizia Tizzano e del figlio Luigi Sannino, già detenuto per il tentato omicidio di Raffaele Di Francia, detto “Lello ’o pollo”, avvenuto nel centro storico di Pozzuoli alcuni mesi fa. Fu un “regolamento di conti” nell’ambito di contrasti per la ripartizione dei proventi delle estorsioni tra la fazione di Toiano e “gli amici del bivio di Quarto”. Proprio per quel brutale pestaggio Sannino è ritenuto il mandante dal carcere. Lo stesso avrebbe videochiamato un operatore socio sanitario che raggiungeva Di Francia nel reparto dove era ricoverato suggerendogli quale versione fornire di lì a poco ai poliziotti e mettendolo in contatto con Sannino.
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