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L’opposizione blocca il Parlamento, ora voto su amnistia a Bolsonaro

Il professor Brilhante: «Uno choc le decisioni dei magistrati del Tribunale Federale»

L’ opposizione blocca il Parlamento, ora voto su amnistia a Bolsonaro

San Paolo (Brasile). Manifestazione pro-Bolsonaro

In Brasile i parlamentari dell’opposizione hanno interrotto il 6 agosto l’occupazione di Camera e Senato attuata per protesta contro l’arresto dell’ex presidente conservatore Jair Bolsonaro, accusato di tentativo di golpe in relazione ai disordini avvenuti l’8 gennaio 2023 a Brasilia dopo i risultati delle elezioni presidenziali.

Occupazione Congresso dei deputati dell'opposizione

L’opposizione ha ottenuto che la prossima settimana venga messa in votazione la proposta di modifica del foro privilegiato, norma che trasferisce al Supremo Tribunale Federale (STF), accusato di soprusi in favore del Governo Lula, i processi sui parlamentari sottraendoli al giudice ordinario, e di un’amnistia per i detenuti dell’8 gennaio. Intanto, 41 senatori hanno firmato la richiesta di impeachment nei confronti del magistrato del STF Alexandre de Moraes, che ha disposto l’arresto di Bolsonaro e ha firmato i provvedimenti più restrittivi nei confronti degli oppositori di Lula.

Lulca e il magistrato Alexandre de Moraes

Nei giorni scorsi, a Brasilia e in altre città del Paese sono scesi in piazza i sostenitori dell’ex presidente Bolsonaro, che aveva raccolto il 49.1% alle elezioni del 2022 contro il 50.9% di Lula.

L'ex presidente Jair Bolsonaro

Sulla crisi in Brasile, il ROMA ha rivolto alcune domande al prof. Átila Amaral Brilhante, analista politico e docente alla Universidade Federal do Cearà.

il professor AtilaAmaral Brilhante

Che peso ha avuto l’iniziativa dell’opposizione nello scontro istituzionale in atto in Brasile?

«Il quadro politico attuale dimostra che alla Camera lo spazio di interlocuzione e la forza politica dell’opposizione sono significativamente maggiori rispetto al Senato. Ma settori sempre più ampi del potere legislativo cominciano a prendere coscienza dell’insignificanza del ruolo che attualmente possono svolgere nello scenario politico. È stato traumatico l'annullamento del veto al decreto del governo Lula che raddoppiava le aliquote dell’imposta sulle operazioni finanziarie (IOF), la cui finalità è principalmente regolatoria e non di entrata fiscale, poiché ha dimostrato che le decisioni monocratiche di Alexandre de Moraes prevalgono sulle decisioni del Parlamento. Un altro episodio recente ha rafforzato questa consapevolezza: de Moraes ha ordinato l’uso del braccialetto elettronico per il senatore Marcos Do Val, eletto nello Stato di Espírito Santo, e il blocco di tutti i suoi conti bancari, senza che tali misure fossero state convalidate dal potere legislativo. Si tratta di una violazione delle prerogative del Senato, poiché il senatore non era stato condannato né era sotto processo».

Il Governo Lula è in calo nei sondaggi e sotto la scure dei dazi USA, che Trump ha portato al 50%. I magistrati del STF sono il suo principale sostegno?

«Un’inchiesta dei giornalisti David Ágape ed Eli Vieira conferma le affermazioni del giornalista americano Michael Shellenberger, (ex collaboratore del New York Times  del Washington Post e del Wall Street Journal, ndr)  secondo cui Alexandre de Moraes avrebbe usato mezzi illegali per arrestare sostenitori di Bolsonaro durante gli eventi dell’8 gennaio 2023. L’operazione sarebbe descritta in un gruppo WhatsApp di funzionari del TSE (Tribunale Superiore Elettorale) e del STF, tra cui l’ex-consigliere di Moraes, Eduardo Tagliaferro, attualmente residente in Italia, che accusa Moraes di utilizzare vecchie immagini per accusare persone di reati avvenuti in circostanze diverse, e di processi “creativi”, cioè di trovare il modo di tipizzare penalmente comportamenti che non potrebbero essere considerati reati. Il capo di gabinetto di Moraes, Cristina Yukiko Kusahara, avrebbe avuto un ruolo di rilievo nella costruzione delle accuse».

Alexandre De Moraes è stato sanzionato dal Governo degli Stati Uniti, ai sensi del Magnitski Act  per violazione dei diritti umani e si parla di un crescente dissenso nei suoi confronti da parte degli altri giudici del STF.  L’arresto di Bolsonaro può diventare un boomerang?

«Durante una testimonianza chiesta dal deputato Filipe Barros, del PL (il partito di Bolsonaro, ndr) davanti alla Commissione per le Relazioni Estere e la Difesa Nazionale il 6 agosto scorso, l’ex funzionario del Dipartimento di Stato USA Mike Benz, ha affermato che l’amministrazione Biden, tramite l’agenzia USAID, avrebbe inondato di denaro ONG, sindacati e agenzie di fact-checking per promuovere campagne “contro la disinformazione” con l’obiettivo di favorire l’ elezione di Lula.  Sulla base di quanto è accaduto nell’ultima settimana, Alexandre de Moraes, sanzionato dagli Usa con il  Magnitsky Act e al centro di tutte le denunce dell’ opposizione, avrebbe già dovuto essere rimosso dal STF. Ma la verità è che i mass-media non danno a un problema come questo né lo spazio né l’approfondimento a necessari. C’è stato un certo recupero dei social media da parte della destra, (censurati e rimossi sempre per ordine di Moraes, ndr), l’opposizione ha guadagnato un po’ di forza in Congresso, e sembra che ci sia un inizio di dissenso tra i membri del STF, mentre perfino il gruppo editoriale Globo ha licenziato alcuni giornalisti ultra-sinistrorsi, scegliendo una narrazione meno conflittuale. Nonostante questo, Globo continua a trattare Moraes come un soggetto che sbaglia occasionalmente, perché pratica il negazionismo di un complesso industriale della censura. Moraes e Lula recitano un’opera buffa in cui la tragedia appare comica: mentre Moraes fa il lavoro sporco della repressione, travestito da giudice in toga, Lula tenta di precipitare il Brasile nel baratro della collettivizzazione con astuzie meschine, come un Arlecchino sociologico».

 

 

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