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Rapina per coprire abusi sessuali, Bottino torna a piede libero

Video hot fatti sparire su input di due sacerdoti, scarcerato il 21enne bandito

Rapina per coprire abusi sessuali, Bottino torna a piede libero

NAPOLI. Rapina per “coprire” il religioso che avrebbe commesso degli abusi sessuali, scatta la scarcerazione per uno degli indagati. Danilo Bottino, 21enne di San Giorgio a Cremano, difeso dall’avvocato Luigi Poziello, è imputato per rapina consumata pluriaggravata, tentata rapina, lesioni aggravate e simulazione di reato, per aver partecipato a una rapina commissionata da due preti in servizio tra Afragola e Piedimonte Matese nei confronti di presunte vittime, entrambi uomini, di abusi sessuali da loro commessi. Lo scopo, stando a quanto emerso dalle indagini, era quello di rubare i telefoni in cui c’erano video e foto dei rapporti sessuali tra i sacerdoti e le due persone, ma i banditi alla fine sono riusciti ad impossessarsi del telefonino di solo una delle vittima.

Bottino, che dapprima era detenuto a Poggioreale e si era visto concedere gli arresti domiciliari, adesso è ritornato completamente in libertà, senza alcuna misura restrittiva, grazie alla decisione del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Napoli Nord, che su istanza dell’avvocato Luigi Poziello, ha attenuato la misura cautelare. L’inizio del processo è fissato a ottobre. Ad agosto scorso erano finiti in manette i sacerdoti Domenico Silvestro e Nicola Gildi, il primo parroco della Basilica di Sant’Antonio di Padova di Afragola e il secondo in servizio al Convento “Santa Maria Occorrevole” di Piedimonte Matese, nel Casertano, che, come sarebbe emerso dalle indagini, avrebbero pagato 5mila euro per commissionare il colpo, i due esecutori materiali della rapina Biagio Cirillo e Danilo Bottino, al quale i preti si erano rivolti per organizzare il raid, Domenico De Maso, e colui che ha materialmente individuato le persone cui affidare l’incarico, Giuseppe Castaldo.

Ma già il giorno dopo l’arresto, i carabinieri di Afragola, coordinati dalla Procura di Napoli Nord, avevano compreso che a partecipare alla rapina fossero state più persone e così hanno sottoposto ad intercettazione gli indagati arrestati e anche qualche loro familiare. Le intercettazioni hanno permesso di chiudere così il cerchio delle indagini e identificare gli altri tre complici. Giuseppe Cirillo, padre di Biagio, veniva intercettato mentre parlava con un amico della rapina cui aveva preso parte il figlio, rivelando il coinvolgimento di Giovanni Castaldo, ritenuto vicino al clan Capasso, operante nei comuni di Marigliano e Mariglianella; in carcere invece Bottino, parlando con la compagna, rivelava chi fosse con lui in auto quando è andato a fare la rapina, e faceva i nomi di Patrick, identificato come Filippini, che era colui che guidava l’auto, di Giovanni Castaldo che avrebbe indicato la casa dove erano le due persone da rapinare, e Sergio Colalongo. Dalle indagini è emerso anche che gli indagati avrebbero ricevuto soldi da chi era fuori come avviene per i clan di camorra; Giuseppe Cirillo non avrebbe accettato i mille euro, mentre Bottino si lamentava che uno dei complici non arrestati non gli avesse dato nulla.

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