Tutte le novità
il caso
09 Agosto 2025 - 08:59
NAPOLI. Puntuale alle ore 8,30 di ieri la Sovrintendenza dei Beni Culturali contatta il quotidiano “Roma” per chiarire per quanto di sua competenza, a quanti vogliono vederci chiaro cosa sta accadendo al Lavinaio e a quel crocifisso che sta scatenando le ire dei fedeli. La sovrintendente Architetto Rosalia d'Apice ha chiarito che «la proprietà a piano terra è stata venduta dall'Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero ad un privato che ha acquistato la Chiesa di Santa Caterina su cui insistono vincoli ben precisi inderogabili tra cui quelli per il crocifisso centenario.
Insieme alla Sezione Beni Culturali della Curia Arcivescovile di Napoli è stato richiesta autorizzazione alla sovrintendenza che ha effettuato rigorosi riscontri tecnici attraverso sopralluoghi, per trasportare nei depositi di Largo Donnaregina il crocifisso onde consentire un restauro per il quale c’è un progetto da presentare ancora, rispetto al quale come afferma il decano don Carmine Amore, mancano i fondi per cui ci si sta adoperando con una colletta da parte dei “crocifisso boys” che dovrebbero riportarlo agli antichi splendori; così che c’è l’affermazione rassicurante del sovrintendente che ribadisce senza esitazione: «chiesa è, e chiesa resterà».
Affermazioni che comunque non fugano i dubbi.Vediamo perché. Nella Chiesa di Santa Caterina in Foro Magno, si trovavano un eccellente Homo del 600; un bellissimo quadro detto "La Madonna del Melograno" e una pala d’altare del 500 (nella foto in basso), che oggi si trovano nella Parrocchia di Santa Maria La Scala dove il parroco in bella mostra, con i dovuti crismi di protezion, li ha posti alla vista dei fedeli. Chiesa di Santa Maria La Scala, che con un decreto del Cardinale Giordano si è vista trasferire nel proprio patrimonio immobiliare la Chiesa di Santa Caterina in Foro Magno. L'Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero, per essere stato titolato alla vendita , deve necessariamente avere avuto un altro Decreto Arcivescovile che trasferiva il bene all'Ente privandolo alla Parrocchia. Luciano Picardi afferma però che non accettò in realtà il trasferimento della chiesa perché fatiscente e strutturalmente precaria, che però risulta essere stata trascritta nei Registri della Conservatoria dei Registri immobiliari.
Comunque del nuovo Decreto che annulla il precedente, nessuna traccia al momento. Ma se così fosse , perché l'Istituto ad oggi non ha chiesto contezza delle opere d'arte custodire a Santa Maria la Scala ? Come è possibile un disinteresse da parte della Sezione dei Beni Culturali della Curia che invece subito si adopera per staccare il crocifisso anche se temporaneamente ? Non era più logico collocarlo in Santa Maria la Scala ? Ed infine: ma se Santa Caterina in Foro Magno è sottoposta a vincoli l’acquirente per quale finalità l’ha acquistata ? Le carte e soprattutto il notaio rogante ed i vertici in Curia cosa ne pensano, è agosto anche per loro come non per la ditta che trascinato giù un pezzo di storia cittadina? Tanta fede riguardo qualcuno, riproponendo una passione di Cristo che il popolo napoletano, sia laico che credente non merita.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Copyright @ - Nuovo Giornale Roma Società Cooperativa - Corso Garibaldi, 32 - Napoli - 80142 - Partita Iva 07406411210 - La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo - Il giornale aderisce alla FILE (Federazione Italiana Liberi Editori) e all'IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo giornale può essere riprodotta con alcun mezzo e/o diffusa in alcun modo e a qualsiasi titolo