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il giallo
12 Agosto 2025 - 09:20
NAPOLI. Secondo attentato dinamitardo all’Arenaccia in poco più di un mese. È stata un’alba decisamente carica di paura, quella andata in scena ieri nel quartiere stretto tra piazza Garibaldi e San Carlo all’Arena. Poco prima delle cinque un commando ha piazzato un ordigno artigianale davanti il civico 1 di via Andrea Cantelmo. Piuttosto pesante la conta dei danni, con due vetture e le finestre di tre appartamenti seriamente danneggiate. Sul raid indagano adesso i poliziotti del commissariato Vasto-Arenaccia, che al momento non escludono alcuna pista.
L’ipotesi più accreditata, con nel caso dello scoppio di fine giugno, è quella che porta dritto a un’intimidazione finalizzata all’imposizione del racket della sosta ai danni dei residenti. L’allarme è scattato alle cinque di ieri, quando il numero di pronto intervento delle forze di polizia è stato contattato da diversi residenti, alquanto spaventati per quello che era accaduto. La polizia, dopo aver eseguito i rilievi di routine con la Scientifica, ha poi interrogato i tre inquilini e i proprietari delle due vetture, nessuno ha però fornito indicazioni utili al prosieguo delle indagini o indirizzato gli inquirenti verso un possibile movente. Un aiuto potrebbe però arrivare dall’analisi delle telecamere della zona, anche se lungo via Cantelmo non sarebbero presenti occhi elettronici.
Una circostanza che rischia di complicare non poco le battute iniziali dell’inchiesta. Il 22 giugno, intorno alle 6, in via Pasquale Baffi 15 a intervenire erano stati i carabinieri, rimasti fino a mezzogiorno per compiere rilievi tecnici e acquisire informazioni. L’unica certezza emersa era che nessun pregiudicato o parente di camorristi risiedeva nell’edificio. Per cui la pista più seguita, ma non l’unica, è stata anche in ntimidazione per imporre il pizzo della sosta a chi lascia l’auto in strada di notte. Lo farebbe anche pensare la dinamica dello scoppio: l’onda d’urto sarebbe partita dal luogo in cui erano ferme le macchine propagandosi verso l’ingresso del civico 15.
Erano stati i residenti, svegliati di soprassalto o già in piedi per casa, a dare l’allarme chiamando il 112. Sul posto sono accorsi i carabinieri del Nucleo radiomobile di Napoli e della stazione di Borgoloreto, che nell’arco della mattinata hanno acquisito informazioni utili. Nel palazzo non abitano affiliati a clan né pregiudicati di interesse investigativo e ciò sembrerebbe escludere l’ipotesi camorristica. Tesi rafforzata dalla circostanza che l’intimidazione è stata portata a termine con approssimazione, non riuscendosi a capire con certezza il bersaglio.
I proprietari delle automobili, una Renault e una Peugeot, entrambi incensurati, avevano dichiarato di non avere ricevuto minacce e di non avere idea sul movente dell’esplosione. Dichiarazioni simili a quelle dei condomini. Gli investigatori sperano ancora di acquisire indizi dalle immagini della videosorveglianza, che però non coprono via Pasquale Baffi, ma solo una parte delle aree circostanti.
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