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Clan Mallardo, fuori il ras del racket

La cosca si ricompatta, “’o nasone” scarcerato dopo la condanna soft in abbreviato

Clan Mallardo, fuori il ras del racket

NAPOLI. Vittorio Borzacchelli, alias “’o nasone”, è ritornato in libertà. Il giudice del tribunale di Napoli, accogliendo la richiesta dell’avvocato difensore Luigi Poziello, lo ha scarcerato dal penitenziario di Secondigliano, dove era detenuto al regime di alta sicurezza, mandandolo agli arresti domiciliari a Giugliano, con il braccialetto elettronico. La decisione arriva pochi giorni dopo altre scarcerazioni “eccellenti” per il clan Mallardo. Avrebbero preteso la tangente da alcuni imprenditori edili impegnati in lavori al centro di Giugliano. Con queste accuse Arturo Scala del 1965 e Vittorio Borzacchelli del 1958 erano stati raggiunti a settembre scorso da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia.

I due sono gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di tentate estorsioni aggravate dal metodo mafioso nonché dalla finalità di agevolare l’attività del clan Mallardo. Il Riesame aveva in seguito parzialmente annullato l’ordinanza di custodia cautelare, escludendo i gravi indizi di colpevolezza per un’estorsione. Hanno chiesto di essere giudicati con il rito abbreviato, davanti al giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Napoli; il pubblico ministero della direzione distrettuale antimafia Antonella Serio aveva chiesto la condanna per entrambi: 6 anni per Borzacchelli “’o nasone”, poi condannato a 4 anni e 4 mesi, e 7 anni e 6 mesi di reclusione per Scala (condannato invece a 5 anni).

Le condanne saranno ulteriormente ridotte grazie alla legge Cartabia a 3 anni e 7 mesi per Borzacchelli e 4 anni e 3 mesi per Scala. Per Scala era stata esclusa l’aggravante del metodo mafioso, in accoglimento della richiesta difensiva. Le persone offese si erano costituite parte civile nel processo penale, chiedendo il risarcimento dei danni. Dalle indagini svolte dagli agenti del commissariato di Giugliano è emerso che gli imputati avrebbero preteso da vari imprenditori edili il pagamento di somme di denaro per consentire loro di proseguire nell’attività di ristrutturazione di alcuni immobili. A carico di Borzacchelli c’erano anche le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Giuliano Pirozzi.

Le indagini avevano fatto luce su una serie di episodi estorsivi consumatisi tra la primavera e l’estate del 2022. Nel mirino dei due presunti aguzzini sarebbero finiti alcuni cantieri in quel momento attivi a Giugliano. La tecnica usata per riscuotere il pizzo era sempre la stessa, come da prassi per i clan di camorra. Il primo raid vede protagonista il solo Scala, che avrebbe costretto la ditta a versare una tangente, poi mai intascata, sotto una lunga serie di minacce: «Domani non scendere a lavorare! Hai capito bene». L’avvertimento sarebbe stato poi reiterato qualche giorno dopo: «Allora non hai capito ti facciamo male!». Sulla stessa lunghezza d’onda la condotta di Borzacchelli, che il 6 giugno 2022 si sarebbe presentato in un cantiere di via Pigna, minacciando gli operai al lavoro.

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