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Zone rosse, il Prefetto insiste

A via Coroglio e sul lungomare controlli eccezionali, soggetti considerati pericolosi potranno essere allontanati

“Neapolis 2500", il prefetto: lavoriamo d'intesa col Comune

A Napoli arrivano due nuove “zone rosse”, istituite dalla prefettura in via Coroglio e in un tratto del lungomare. Si tratta di aree in cui, per un periodo definito, l’accesso e la permanenza possono essere limitati a determinate categorie di persone, con controlli costanti e rafforzati da parte delle forze dell’ordine. Questi provvedimenti, previsti dal Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, consentono l’allontanamento immediato di soggetti considerati pericolosi per l’ordine pubblico o sospettati di poter compiere reati. La valutazione su chi rientri in questa categoria spetta agli agenti operanti sul posto, che possono intervenire anche in base a condotte considerate moleste o a semplici elementi indiziari.

Una discrezionalità che le associazioni critiche ritengono problematica, perché lascia un ampio margine interpretativo alla polizia e può tradursi in provvedimenti arbitrari. Per i sostenitori dello strumento, invece, è proprio questa capacità di intervento rapido e flessibile a renderlo efficace nella prevenzione di situazioni di degrado o criminalità. Il prefetto Michele di Bari ha spiegato che le due nuove aree «avranno una tempistica ben precisa», con scadenza entro circa due mesi, e non potranno essere prolungate automaticamente. «Non è una riproposizione delle zone rosse già annullate dal Tar», ha precisato, ricordando che quelle precedenti—istituite in quartieri come il rione Vasto—erano state dichiarate illegittime dai giudici amministrativi lo scorso luglio.

La sentenza del Tar della Campania aveva accolto il ricorso presentato da due consiglieri di Municipalità e da associazioni come Asgi, A buon diritto e L’Altra Napoli, sottolineando l’assenza di un’emergenza grave e imprevista e il rischio di trasformare uno strumento eccezionale in prassi ordinaria. Secondo i giudici, le ordinanze contestate violavano i principi di proporzionalità e temporaneità, comprimendo in modo eccessivo la libertà di circolazione garantita dalla Costituzione. Interpellato sulle possibili analogie tra i vecchi e i nuovi provvedimenti, di Bari ha dichiarato: «Le sentenze vanno rispettate, ma vanno anche lette attentamente». Ha poi annunciato il ricorso al Consiglio di Stato, ritenendo che la nuova impostazione risponda alle indicazioni del tribunale e possa resistere a eventuali contestazioni.

La misura è stata approvata nel Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, alla presenza dei vertici delle forze dell’ordine e dei rappresentanti locali. Secondo la prefettura, la scelta di via Coroglio e del lungomare risponde a specifiche esigenze di prevenzione: si tratta di aree molto frequentate, soprattutto nei mesi estivi, che richiedono un presidio costante per gestire grandi flussi di persone e prevenire episodi di violenza, spaccio o abusivismo. L’obiettivo dichiarato è coniugare sicurezza e vivibilità, con un’attenzione particolare alla tutela di residenti e turisti. Le associazioni che avevano già contrastato le ordinanze precedenti restano però caute. Pur riconoscendo la differenza nella durata e nell’ubicazione, temono che la discrezionalità concessa agli agenti possa portare a controlli selettivi e discriminatori. La rete di attivisti che aveva promosso il ricorso parla di «strumento che rischia di colpire i più vulnerabili, come senzatetto e migranti», e preannuncia che monitorerà attentamente l’applicazione dei nuovi provvedimenti.

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