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lettera al direttore

Età e guida, tra norme e pregiudizi radicati

Si è scatenata la discussione sui “vecchietti” alla guida

Non si ferma all'alt e fugge contromano sul Lungomare, arrestato e condannato

Non si ferma all'alt e fugge contromano sul Lungomare, arrestato e condannato

I continui e ripetuti incidenti stradali, anche mortali o altamente invalidanti, hanno acceso un dibattito surreale e demagogico sui limiti di età per possedere una patente abilitante alla guida. Premesso che nei mesi estivi si riaccende sempre la discussione, perché il traffico veicolare aumenta vertiginosamente, specie nei mesi di luglio e agosto e nei giorni dei weekend prolungati, oggi sembra che i mass-media, di cui i politici non possono fare a meno per propagandare la loro immagine, stiano puntando l’attenzione sull’età massima dei possessori di patente “B”, quella abilitante a guidare i veicoli tipo normali vetture o autoveicoli autorizzati al trasporto di cose con massa fino a 3.500 kg. Veicoli “piccoli”, insomma, non certamente gli autoarticolati o TIR che vediamo sfrecciare sulle nostre autostrade; e nemmeno i pullman cittadini o extraurbani. Per tutte queste persone occorre una speciale patente, che richiede requisiti psicofisici e prove pratiche di ben altro ed alto livello, ed un’età massima che oscilla tra i 65 e i 68 anni.

Per i possessori della “B”, invece, non c’è limite di età dopo i 18 anni, ma varia solo il periodo di validità, che raggiunge il minimo di due anni per chi ha superato gli 80 anni. Che E su questa fatidica età si è appuntata la “Solonica” opinione dei “grandi maestri” opinionisti, giornalisti, tecnici e professionisti financo della mente umana, per i quali varrebbe un discorso a parte quando si ha la “disgrazia” di incappare nel loro eloquio da supponenti scienziati. Conosco eminenti psicologi e psichiatri che hanno l’umiltà di affermare che, nel microcosmo del nostro cervello, si accendono miliardi di minuscole lampadine, ognuna delle quali interagisce con l’altra, e non è corretto generalizzare — a seconda dell’età — se il cervello funziona meglio o peggio. Si può trovare un ragazzo che ha un corto circuito tra un filamento e un altro della sua mente, e un “vecchietto” che ha le microlampade perfettamente interconnesse tra loro.

Tornando al tema principale: dopo i casi di due anziani che hanno imboccato l’autostrada contromano, procurando gravi incidenti, si è scatenata la discussione sui “vecchietti” alla guida. Gli “esperti” hanno sollevato il problema se sia il caso di non concedere il rinnovo, o di limitare al massimo la patente di guida agli ultraottantenni, ai quali si richiederebbero requisiti psicofisici speciali accertati da una Commissione MedicoLegale, tipo quella istituita per ottenere la condizione prevista dalla legge 194/92 o l’invalidità permanente. Il teorema è presto elaborato: fino agli 80 anni si è una persona “normale”, che per ottenere il rinnovo della patente ha bisogno solo dell’accertamento di un medico legale e del medico di famiglia; dopo gli 80 anni, invece, si è apoditticamente “rimbambiti” e assenti dalla realtà circostante, a meno che non venga dimostrato il contrario da una Commissione Medico-Legale, perché il medico di base e il medico legale della scuola guida non bastano più. C’è poi qualche buontempone parlamentare, probabilmente bisognoso della notorietà non conquistata in altre iniziative, che vuole presentare un progetto di legge in cui gli ultraottantenni devono rifare d’accapo teoria e pratica per ottenere la patente.

Il tutto condito e giustificato dal fatto che, in tanti anni trascorsi alla guida, il povero “rimbambito” ultraottantenne non conoscerebbe la nuova segnaletica stradale, come se solo dagli 80 anni in poi fossero ignote le novità del codice della strada, mentre fino a 79 anni, 11 mesi e 29 giorni ci si fosse aggiornati… e poi, improvvisamente, dimenticato tutto! Oggi io ho 82 anni, con un passato militare, politico e accademico di rilievo. Ancora mi attivo per portare un po’ di esperienza professionale e politica in sedi istituzionali. A 16-17 anni “rubavo” la Fiat Belvedere a mio padre, scorrazzando per le strade del mio paese. Dopo la patente, conseguita a 18 anni esatti, frequentavo l’Università di Napoli con la mia “500” comprata grazie agli incentivi statali per gli studenti universitari (50% di sconto!).

Era una macchina da città, ma largamente usata anche per lunghi tragitti. Non aveva il cambio sincronizzato, aveva solo lo specchietto laterale a sinistra, freni a tamburo e una struttura metallica che faceva a pugni con la sicurezza. Ora le vetture sono dotate di strumentazioni e accorgimenti che solo un vero incosciente, pazzo o sotto l’effetto di alcol e droghe non noterebbe. E noi stiamo a parlare della senescenza degli 80 anni? L’esempio più “plastico” che viene a mente è il nostro Presidente della Repubblica, che ha già superato il fatidico limite anagrafico: eppure, conosco pochi con la sua lucidità, saggezza, memoria e lungimiranza. Pensavo fosse già più che “sfruttato” il continuo ricordarci dell’invecchiamento della popolazione, dei conti INPS in rosso perché siamo più pensionati che occupati, eccetera.

Chiedo scusa, quindi, a tutti i presunti “salvatori della Patria” se ancora vivo e sono nel pieno delle mie facoltà cognitive e fisiche. Ricordo a costoro di aver dato 40 anni della parte migliore della mia vita lavorando sodo e, come militare, di aver portato soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto dell’Irpinia, dal bradisismo di Pozzuoli, dal terremoto di Casamicciola, oltre a missioni estere e altro ancora. Prometto che mi aggiornerò sulla nuova cartellonistica stradale, per evitare di imboccare una strada a senso unico invertito. Dimenticavo: questo segnale esiste già dal 1890, quando fu emanato “Il Regolamento per la circolazione sulle strade pubbliche”! Un ultimo invito ai novelli “Torquemada” dei limiti di età: leggano l’articolo 3 della Costituzione. Farà bene anche per altre scelte.

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