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Calabricito, la discarica mai confiscata

Pronti i soldi per avviare i progetti di bonifica ma l’area resta ancora di proprietà privata

Calabricito, la discarica mai confiscata

ACERRA. Discarica Calabricito: tutto è pronto per il servizio di progettazione esecutiva e redazione Psc e esecuzione del piano di caratterizzazione approvato dalla Regione Campania. Ma sembra che a nessuno interessi che la discarica da bonificare con soldi pubblici, scoperta nel 1995 dalla Procura di Nola e abbandonata a se stessa da trent’anni, continuando a rimanere una zona di abbandono dei rifiuti e di inquinamento, non sia stata mai sottratta agli ex legittimi proprietari, che addirittura l’hanno venduta a terzi senza che nessun ente pubblico abbia provveduto a interrompere la transazione.

Ora, dopo un ritardo di 30 anni, tra passerelle e show propagandistici di personaggi politici dell’intero arco istituzionale, l’amministrazione comunale capeggiata da Tito D’Errico si appresta a varare le nomine del gruppo di lavoro che dovranno seguire da vicino tutte le fasi del progetto, dall’affidamento alla contabilità.

Ovviamente la spesa occorrente per il gruppo di lavoro (che risulta impegnata), sarà liquidata successivamente, per ogni singolo soggetto. Il nodo da chiarire resta comunque sempre lo stesso: possono essere utilizzati circa 3 milioni di euro, per un progetto di caratterizzazione, se l’area in questione è privata?

Seppur sia vero che un ente può bonificare un sito privato, l’obbligo e le relative responsabilità dipendono da chi è considerato responsabile dell’inquinamento. In questa condizione, l’azione in danno contro chi sarà avviata? Un vero e proprio mistero, tenuto conto che l’atto di rogito è stato fatto con un atto pubblico e, sull’area passata di mano, il Comune non aveva mai posto un vincolo.

In ogni modo l’area di Calabricito, delimitata da una rete oggi, è di proprietà di alcuni residenti a Maddaloni e altri acerrani. Ma perché su quest’area certamente inquinata, dove sono stati intombati rifiuti tossici e nocivi provenienti dal polo chimico Montefibre di Acerra, portati in loco da una società con sede operativa nell’area dei cosiddetti casalesi, le amministrazioni comunali che si sono succedute nel tempo non hanno fatto nulla per confiscare la maxi discarica?

Perché addirittura si sono dimenticati di mettere un vincolo su questa discarica, cosi come non sembrano esserci vincoli o provvedimenti di confisca per le altre due discariche abusive esistenti sul territorio. Eppure negli anni passati, quando è venuta alla luce la vertenza Pellini, tutti si sono mossi per cercare d’impossessarsi degli impianti di questo gruppo acerrano, che a quanto pare sta combattendo, nelle aule giudiziarie per la restituzione dei beni.

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