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Camorra

Arresto-bis per Antonio Pompilio

Accusa di 416 bis per “’o cafone”, reggente del clan Amato-Pagano fino alla fine dell’anno scorso

Arresto-bis per Antonio Pompilio

Antonio Pompilio: gli investigatori del Centro operativo di Napoli della Dia gli hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare

NAPOLI. Per un periodo avrebbe retto il clan Amato-Pagano insieme a Enrico Bocchetti, poi anche per Antonio Pompilio è giunto il momento della resa dei conti con lo Stato. Un’indagine della Dia di Napoli, coordinata dalla Dda, lo ha messo nel mirino e dalla fine dell’anno scorso il 47enne soprannominato “’o cafone” ha trascorso il tempo a nascondersi o nelle carceri tra Spagna e Italia.

Ieri mattina lo ha colpito un altro provvedimento restrittivo a Civitavecchia, dov’è recluso da gennaio scorso. Per Antonio Pompilio non è stata una sorpresa ricevere ieri la visita degli investigatori del Centro operativo di Napoli della Dia (guidato dal dirigente Antonio Galante), che gli hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare per associazione di tipo mafioso.

Un provvedimento, emesso dal gip del tribunale di Napoli il 28 novembre 2024 su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, che non poté essere eseguito il 17 dicembre 2024 a causa dell’irreperibilità dell’indagato, successivamente localizzato in Spagna. Il 15 gennaio 2025 il gip di Napoli richiese l’emissione di un mandato di arresto europeo, autorizzato il 5 agosto 2025 dal tribunale centrale di Madrid.

L'uomo era già stato arrestato dai carabinieri a Barcellona il 17 gennaio 2025 in esecuzione di un altro mandato di arresto europeo ed estradato in Italia nel marzo scorso con conseguente detenzione nel carcere di Civitavecchia, dove gli è stata notificata la nuova misura cautelare.

Le indagini hanno raccolto gravi indizi di colpevolezza sul suo ruolo di capo, promotore e organizzatore del clan Amato-Pagano (gli ex scissionisti), in particolare come referente per le aree di Mugnano di Napoli e Melito di Napoli. Secondo gli investigatori, in accordo con i reggenti e i capi famiglia del sodalizio, Antonio Pompilio avrebbe gestito il traffico di stupefacenti dalla Spagna verso l’Italia.

Circostanza (fermo restando la presunzione d’innocenza dell’indagato fino all’eventuale condanna definitiva) emersa nel corso delle indagini condotte dagli investigatori della Dia di Napoli. Si tratta della maxi-operazione “Champions League” eseguita il 17 dicembre 2024 contro il clan Amato-Pagano, che portò in carcere numerosi affiliati, oggi in attesa dell'udienza preliminare dinanzi al tribunale di Napoli.

Nel provvedimento restrittivo gli inquirenti scrivono che Antonio Pompilio ed Enrico Bocchetti (genero del boss Cesare Pagano) salirono ai vertici del clan Amato-Pagano dopo l’arresto di Marco Liguori. Per i pm della Dda entrambi hanno scalato i gradini della cosca fino a diventare reggenti, come dimostrerebbero le intercettazioni e le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, tra i quali Pasquale Cristiano e Salvatore Roselli.

Il primo ha riferito che Enrico Bocchetti «durante i summit di camorra parlava a nome della famiglia», associandolo ad Antonio Pompilio come reggente dell’organizzazione con basi a Melito e Mugnano. Mentre per Salvatore Roselli «fu uno dei primi ad andare in Spagna e negli anni è stato anche in contatto con Raffaele Imperiale».

Poi, in seguito all’arresto di Marco Liguori «è diventato reggente del clan», ha messo a verbale. Altri collaboratori di giustizia hanno invece parlato di Carlo Calzone (fratello dei più noti Rito e Carmine) e di Maurizio Errichelli, indicandoli rispettivamente come «il referente di Melito» e «il referente di Mugnano».

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