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Omicidio Luongo
21 Agosto 2025 - 07:30
L'ispettore di polizia Ciro Luongo e Roberto Marchese
NAPOLI. Si svolgerà questa mattina l’udienza di convalida del fermo per omicidio volontario disposto dal pm Cesare Sirignano a carico di Roberto Marchese, 21enne di Melito che lunedì sera ha accoltellato il patrigno Ciro Luongo, 58enne ispettore di polizia. La procura metterà sul tavolo le proprie carte mentre la difesa, rappresentata dall’avvocato Alessandra Paolone, presumibilmente controbatterà con presunte motivazioni alla base del gesto derivanti dal contesto familiare. Il giovane in sede d’interrogatorio avrebbe dichiarato che tra lui e il compagno della madre i rapporti erano tesi e difficili. Ma la donna lo avrebbe smentito. Sul fatto che Roberto abbia accoltellato Ciro Luongo non ci sono dubbi e lui stesso l’ha ammesso.
L’INTERCETTAZIONE
Inquirenti e investigatori hanno anche acquisito agli atti un’intercettazione in cui due congiunti del nucleo familiare allargata parlavano della tragedia accaduta da poche ore. Il figlio minorenne della coppia, “fratellastro” del minorenne, avrebbe confermato la dinamica dell’omicidio. È uno dei due testimoni oculari, presenti in casa al momento della lite furiosa culminata nel delitto. L’altra è la compagna dell’ispettore ucciso, che però non avrebbe assistito alla scena finale.
ACCOLTELLATO PER UN RIMPROVERO
Accoltellato dal figlio della compagna dopo un rimprovero per aver fatto scappare da casa il pappagallo. Una morte assurda per Ciro Luongo, 58enne ispettore di polizia in servizio al commissariato di Giugliano dopo aver combattuto la camorra di Casal di Principe. Inutilmente ha cercato di proteggersi dalla furia di Roberto Marchese, parando le prime coltellate con uno sgabello. A un certo punto, tra il terrore e le urla disperate della donna e del figlio minorenne della coppia, il più giovane ha buttato per aria la sedia e si è aperto un varco con l’arma in pugno fino al cuore del patrigno.
I RAPPORTI TRA CIRO LUONGO E ROBERTO MARCHESE
A riferire il movente agli inquirenti sarebbe stato il figlio minorenne della coppia, “fratellastro” del presunto assassino. In una conversazione intercettata avrebbe raccontato che il padre si era molto arrabbiato con Roberto, ritenuto colpevole della fuga dell’uccello. Tra i due, secondo la difesa, i rapporti erano tesi e difficili, mentre la moglie dell’ispettore avrebbe dichiarato che invece erano buoni.
LA DINAMICA
Il 12enne avrebbe anche confermato la dinamica del delitto, avvenuto in un momento in cui la madre si era allontanata e non ha assistito alla scena finale. Quest’ultima ha confermato il litigio, supportando comunque gli indizi a carico del 21enne (da ritenere innocente fino a eventuale condanna definitiva).
IL LITIGIO POI L’OMICIDIO
Erano le 19 circa di lunedì quando Ciro Luongo si è accorto che il pappagallo cui teneva molto era scappato. Ha notato che il balcone e le finestre dell’appartamento erano aperte, soprattutto quella della camera da letto, e ha rimproverato il 21enne di non averli tenuti chiusi. Il giovane si è difeso discolpandosi, ma piano piano i torni della discussione si sono sempre più accesi. Fino a quando Roberto avrebbe esclamato: “adesso, mi hai rotto…ti ammazzo”. Si è girato, ha preso dal cassetto un coltello di 20 centimetri e si è avventato contro il patrigno.
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