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L'inchiesta
27 Agosto 2025 - 08:00
NAPOLI. Il clan Buonerba di Forcella, alleato di ferro dei Mazzarella, controllava alcuni lotti di case popolari a Napoli. È l’ultima scoperta degli inquirenti, frutto dell’inchiesta culminata il 10 luglio scorso in 25 misure cautelari, sul gruppo dei “Capelloni”, saliti alla ribalta anni fa per la guerra con i Sibillo dei Decumani.
L’INTERCETTAZIONE
In un’intercettazione ambientale si parlava della richiesta d’aiuto di una donna, tale “Nanà”, perché un uomo voleva occupare un alloggio nella sua disponibilità. La risposta del ras Eduardo a una congiunta che gli chiedeva cosa rispondere, fu emblematica: “se porta 5000 euro, altrimenti non possiamo passare un guaio per colpa sua”. Sugli alloggi popolari e le persone che ci abitano, indipendentemente di chi sia l’assegnatario, c’è molta confusione perché si verificano vari passaggi di chiavi con “vendite” o “affitti” abusivi. Come dimostra la conversazione registrata dagli inquirenti.
LA RICHIESTA
Un componente della famiglia Buonerba domandava a “Nanà” se era sicura di una circostanza: “ma l’alloggio è del Comune di Napoli? Ne sei certa?”. “Sì”, la risposta. “E allora prendi questo tizio e buttalo nel cesso”. Ma la donna insistette nel chiedere l’intervento dei Buonerba, che però non ci fu.
L’INCHIESTA DELLA DDA
L’inchiesta della Dda è doppiamente importante: la cosca retta da Michele Mazzarella e poi da Luciano Barattolo, suo cugino, con l’appoggio di Giuseppe Del Prete per Forcella, aveva il controllo degli affari illeciti di più quartieri e poteva contare sull’aiuto di gruppi satelliti, tra i quali il clan Buonerba.
LE ACCUSE
Le accuse per gli indagati (da ritenere innocenti fino all’eventuale condanna definitiva), a seconda delle varie posizioni, vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso, al traffico di sostanze stupefacenti, allo spaccio, alla ricettazione fino alla detenzione di armi clandestine e detenzione e porto abusivo di armi da sparo.
DUE ANNI DI INDAGINI
L’inchiesta, coordinata dalla Dda guidata dal procuratore aggiunto Sergio Amato, è durata un anno e mezzo circa: dal 2022 alla fine del 2024 e ha permesso di ricostruire una serie impressionante di reati tra cui l’estorsione a un cantiere edile, alla vendita di droga con la tecnica del delivery, al “pizzo” sullo spaccio, alle scorribande armate, al controllo militare nelle zone d’influenza: nel Rione Luzzatti attraverso Cristian Nunziata “o’ castagnaro”; a San Giovanni a Carbonara attraverso Pasquale, Eduardo e Giuseppe Buonerba, i “capelloni”; a Forcella e alla Maddalena con a capo Giuseppe Del Prete; al “Connolo”, rione di Poggioreale, con referenti le famiglie Barattolo e Galiero.
TECNICHE ALL’AVANGUARIA
Le indagini, affidate ai poliziotti della sezione “Criminalità organizzata” della Squadra mobile della questura (dirigente Giovanni Leuci, vice questore Giuseppe Sasso), si sono avvalse di tecniche all’avanguardia per le intercettazioni telefoniche e ambientali, scoprendo anche un autolavaggio, gestito da alcuni degli indagati, utilizzato dal clan come base logistica per stabilire contatti con gli acquirenti e per la conseguente vendita di sostanze stupefacenti, oltre a un immobile destinato allo stoccaggio e confezionamento della droga.
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