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L'arresto
28 Agosto 2025 - 08:00
Gennaro Ramondino
NAPOLI. Si nascondeva a Pontecagnano in una villetta presa in affitto per lui da persone del posto. Era latitante da due mesi e mezzo il 17enne di Pianura, ritenuto responsabile dell’omicidio di Gennaro Ramondino, fuggito clamorosamente lo scorso giugno dal carcere di Bari. Ma ieri pomeriggio ha dovuto arrendersi alla polizia, che lo ha stanato dopo aver circondato la dimora. Il minorenne aveva ammesso di essere l’autore del delitto, aggiungendo però di essere stato spinto a farlo da un altro indagato nell’inchiesta. Sullo sfondo della vicenda ci sarebbero i traffici di droga nel quartiere, in particolare in una base di spaccio.
LE INDAGINI
A rintracciare e a riportare nel carcere minorile il 17enne originario del Rione Traiano sono stati i poliziotti della Squadra mobile di Napoli con la collaborazione dei colleghi di Salerno. Gli investigatori con indagini all’avanguardia e monitorando anche il web hanno individuato il nascondiglio del minorenne, sorprendendolo con un blitz all’interno della villetta.
L’OMICIDIO
L’omicidio di Gennaro Ramondino, emergente della malavita di Pianura che voleva conquistare sempre più spazi autonomi, avvenne il 1° settembre 2024. L’allora 16enne e la vittima si conoscevano bene, da piccoli erano amici. L’agguato fu organizzato di sera, quasi un’improvvisata, come ha raccontato il pentito Domenico Di Napoli, anch’egli coinvolto nelle indagini. “Quando raccontai a……… che Gennaro Ramondino voleva mettersi in proprio, lui mi rispose: “ora che viene lo ammazzo”. Così Domenico Di Napoli ha ricostruito agli inquirenti le ore precedenti all’omicidio di “Genny”, ammazzato nello scantinato adibito a piazza di spaccio in via Comunale Napoli a Pianura. C’era molta tensione in quel periodo tra i trafficanti di droga del quartiere orbitanti intorno al gruppo Marsicano”.
LA RICOSTRUZIONE
“Per non creare confusione nella piazza di spaccio e per timore che …….potesse fare quello che aveva minacciato gli dissi che non doveva permettersi di fare un simile gesto. Sembrava che mi avesse ascoltato, ma a quel punto dato che noi avevamo nello scantinato una pistola 9x21 io per timore che lui potesse utilizzarla la portai dentro casa mia, al piano di sopra. P. mi vide. Salii e poggiai l’arma all’ingresso sopra all’appendiabiti, precisando che io lascio sempre la porta dell’abitazione aperta quando la piazza di spaccio è in funzione. Dalle 21 all’una non ho più visto P. , ma sapevo che si trovava giù. In casa ho delle telecamere e quindi posso vedere le persone che arrivano”. “All’una”, ha continuato Domenico Di Napoli, “ha telefonato Glovo perché erano pronti i panini ordinati e sono uscito per andare a ritirarli. Al ritorno vidi arrivare a bordo di una macchina Gennaro Ramondino, Nunzio Rizzo e Paolo Equabile. Nel momento in cui entrai in casa vidi P. sull’uscio. Il tempo di portare i panini in cucina e sentii scarrellare l’arma, così capii che se n’era impossessato. Lui scese velocemente le scale, io l’ho rincorso. P. puntò la pistola al petto di Gennaro Ramondino sparando diverse volte”.
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