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L'indagine
28 Agosto 2025 - 12:59
Giovanni Marchionni
Durante i rilievi effettuati dalla procura di Tempio Pausania sulla barca dove lo scorso 8 agosto ha perso la vita Giovanni Marchionni, sono state riscontrate concentrazioni significative di monossido di carbonio provenienti da una delle batterie di alimentazione dell’imbarcazione. L’episodio si è verificato nel corso di un sopralluogo condotto ieri sera dai periti incaricati dall’autorità giudiziaria e da quelli nominati dalla famiglia Marchionni e dalla proprietaria della barca.
Il focus delle verifiche si è concentrato sulle batterie installate in prossimità della prua, vicino alla cabina dove è stato rinvenuto il corpo del giovane di 21 anni originario di Bacoli. In particolare, una delle batterie, destinata ad alimentare l’elica di prua, ha mostrato emissioni di monossido di carbonio in concentrazioni superiori ai limiti di soglia, riscontrate sia nel vano tecnico che nella stessa cabina del marinaio.
Il risultato, considerato di estrema rilevanza, rafforza l’ipotesi che la morte di Marchionni possa essere riconducibile a un’intossicazione da monossido di carbonio. L’avvocato Maurizio Capozzo, legale della famiglia, ha commentato che tale dato, se confermato dagli esami tossicologici in corso, potrebbe chiarire definitivamente le cause del decesso, configurandolo come un incidente sul lavoro.
Nel frattempo, le indagini si sono estese anche all’aspetto lavorativo del giovane: gli inquirenti napoletani, delegati dalla procura sarda, hanno ascoltato numerosi testimoni che conoscevano Marchionni, al fine di verificare eventuali attività lavorative irregolari. La famiglia del ragazzo ha confermato che il giovane avrebbe lavorato in nero per l’armatrice di Bacoli, una ipotesi che viene sostenuta anche dagli investigatori.
Parallelamente, l’Inail sta conducendo accertamenti sia a Bacoli che in Sardegna. Un ispettore è stato inviato nelle due località per verificare eventuali irregolarità e approfondire le circostanze che hanno portato alla morte del giovane.
Nei prossimi giorni, il pool di esperti incaricati continuerà le indagini, con l’obiettivo di stabilire se le batterie analizzate siano state installate dal cantiere costruttore o successivamente montate. Tra i professionisti coinvolti figurano l’ingegnere Giuseppe Salvatore Mangano per la procura, gli ingegneri Antonio Scamardella, Filippo Scamardella e Sebastiano Ackermann per la famiglia Marchionni, e l’ingegnere Massimo Simeone per la proprietaria dell’imbarcazione.
I risultati delle perizie e dell’autopsia sono attesi entro 90 giorni. Attualmente, il procedimento giudiziario è iscritto a carico di ignoti, ma non si escludono sviluppi nelle prossime settimane.
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