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Il caso

Il professore sospeso sceglie il digiuno: «Non posso più restare in silenzio»

Addeo: «La mia vita è ferma, stipendio ridotto e nessuna decisione. Perfino mia madre di 92 anni soffre con me questa attesa»

Il professore sospeso sceglie il digiuno: «Non posso più restare in silenzio»

Stefano Addeo

Da due giorni Stefano Addeo ha deciso di non toccare cibo. Lo sciopero della fame è il gesto con cui il professore, sospeso dall’insegnamento dopo un post sui social sulla figlia della premier Giorgia Meloni, intende rompere il silenzio e denunciare la lunga attesa che lo consuma.

«Non posso più restare immobile - racconta al Roma-. Vivo da mesi sospeso, con lo stipendio dimezzato e senza alcuna decisione definitiva sul mio futuro. Ho fatto un errore, l’ho riconosciuto e ho cancellato quel post, ma nessuno merita di essere lasciato in un limbo infinito».

La sua protesta ha anche un volto familiare: quello della madre novantaduenne che assiste ogni giorno. «È lei a soffrire più di me, perché mi vede logorarmi nell’incertezza. Non è solo il peso economico, è il dolore morale che si riversa anche su di lei».
In questo percorso non è solo. «Tante persone mi hanno espresso vicinanza - sottolinea -. In particolare don Luigi Merola, che sento spesso e di cui apprezzo la sincerità e il coraggio. La sua solidarietà mi dà forza».

Ora Addeo guarda a settembre, quando potrebbe incontrare la premier Meloni per chiederle scusa di persona. Intanto rivolge un appello al ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara: «Intervenga per accelerare i tempi. Non chiedo clemenza, ma chiarezza. Perché la dignità non può restare sospesa».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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