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Le fragilità

Carenze a scuola: nuovo anno di problemi

L’area metropolitana di Napoli è fra le peggiori in Italia: 37% dei minori in povertà, nel 77% dei plessi mancano servizi di base

Carenze a scuola: nuovo anno di problemi

NAPOLI. La scuola continua a rappresentare uno dei settori più fragili e al contempo più strategici per il futuro. Negli ultimi anni, nonostante gli impegni dichiarati dai governi e alcuni interventi previsti dalla Legge di Bilancio 2025, le criticità strutturali del sistema scolastico italiano permangono evidenti: edifici vetusti, carenze infrastrutturali, personale insufficiente, disuguaglianze territoriali marcate e un’offerta formativa spesso inadeguata rispetto ai bisogni educativi contemporanei.

In Campania, e in particolare nell’area metropolitana di Napoli, la scuola riflette una crisi profonda fatta di disuguaglianze strutturali, carenze educative e povertà minorile diffusa. Con il 37,1 % dei minori in povertà relativa, la regione è tra le peggiori in Italia, e solo il 3 % dei bambini tra 0 e 2 anni accede a un asilo nido pubblico.

Le disuguaglianze si fanno evidenti fin dall’infanzia: mancano servizi di base, come mense e tempo pieno (assente nel 77 % delle classi primarie statali campane), e gli edifici scolastici spesso versano in condizioni precarie. A Napoli, le carenze sono ancora più marcate: competenze di base sotto la media nazionale, alta dispersione nel biennio delle superiori, verde attrezzato quasi assente per i più piccoli.

In questo scenario, il ruolo del terzo settore diventa cruciale. Fondazioni e associazioni, come Fondazione Con i Bambini, lavorano per contrastare la povertà educativa attraverso progetti locali, costruendo reti tra scuole, famiglie e comunità. Come sottolinea Marco Rossi-Doria, presidente della fondazione ed ex maestro di strada: «Contro le disuguaglianze educative serve una scuola che sia comunità e alleanza, non solo un edificio».

Senza un grande piano nazionale di investimenti strutturali e un vero patto educativo territoriale, il divario tra Nord e Sud, tra centro e periferia, rischia di diventare incolmabile. La scuola campana ha bisogno di risorse, visione e presenza dello Stato. Ma anche – e soprattutto – di cura. In questo contesto, il contributo delle fondazioni, delle associazioni e del volontariato educativo può fare la differenza.

Sono decine le realtà del terzo settore attive a Napoli che, ogni giorno, operano sul territorio per contrastare la povertà educativa minorile cioè quella condizione in cui un bambino o un adolescente, per ragioni economiche, sociali o culturali, non ha accesso alle stesse opportunità di apprendimento e crescita dei suoi coetanei.

Solo per citarne alcune: Associazione Inclusione Sociale, Avsi – Progetto “All In”, Progetto “Futuro Prossimo” (Save the Children), L’Orsa Maggiore – Poli educativi di comunità, operano con progetti inclusivi e collaborano con scuole, servizi sociali e sanitari.

Investire sulla scuola, dunque, non significa solo aumentare i fondi, ma ripensare radicalmente il modello educativo, rafforzare la formazione dei docenti, rendere le scuole centri di cultura, socialità e benessere In un’epoca segnata dalle disuguaglianze, la sfida più grande sarà proprio quella di garantire a ogni bambino, in ogni angolo d’Italia, le stesse possibilità di apprendere, crescere e realizzarsi.

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