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Forcella

Rapuano ucciso con 50 coltellate

Dai primi accertamenti emerge la furia della donna che ha assassinato il marito

Tutto il rione sotto choc: «Due persone perbene»

Lucia Salemme e Ciro Rapuano

NAPOLI. Si basa sull’entità della reazione al ferimento subito il procedimento penale sul delitto di Forcella di giovedì notte, ancora in bilico tra legittima difesa e omicidio volontario. Lucia Salemme ha ammesso di aver ucciso il marito, ma per un motivo valido: pensava di soccombere e perciò ha reagito alla furia di Ciro Rapuano, violento a dire della donna al punto da nascondere sotto il cuscino due coltelli.

Così, afferratone uno nel corso della colluttazione, gli avrebbe inferto numerosissime coltellate in varie parti del corpo. Una cinquantina addirittura, anche se solo l’autopsia potrà stabilire il numero preciso. Alcune alla testa, come dimostra la lama rimasta conficcata.

Il punto chiave dell’indagine, che al momento vede indagata in stato d’arresto per omicidio volontario la 58enne casalinga, è proprio la sproporzione tra il ferimento al braccio della donna e ciò che è apparso agli inquirenti sulla scena del crimine: un corpo martoriato, sangue dappertutto, Ciro Rapuano steso sul letto leggermente su un fianco nella tipica posizione di chi dorme.

Tranne che per un particolare: il capo non era appoggiato al cuscino, ma un poco sotto e i piedi uscivano fuori. Non proprio l’ideale per il sonno. Quindi, a giudicare da questo, è possibile se non probabile che l’uomo fosse sveglio mentre veniva colpito dalla moglie. Circostanza che confermerebbe quanto lei ha dichiarato alla polizia nell’appartamento di via Sant’Arcangelo a Baiano e in questura successivamente.

Le ferite all’uomo sono alla base della schiena, tra le spalle e il collo, alle braccia, a una coscia e alla testa. Alle 11 di oggi è in programma l’udienza di convalida dell’arresto davanti al gip. Luciana Salemme, assistita dall’avvocato Nicola Pinto, potrà spiegare meglio la dinamica del delitto, partendo dal litigio provocato da un rimprovero del marito circa una spesa non concordata.

Potrà raccontare meglio le presunte violenze subite in passato, confermate da alcuni familiari ma mai denunciate e nemmeno segnalate alle forze dell’ordine con una richiesta d’intervento urgente, come spesso succede. Lucia ha detto di aver scelto di non sporgere denuncia per mantenere l’unità della famiglia: padre, madre, due figlie e tre nipoti. Un quadretto di felicità guardando le foto postate da Ciro Rapuano sui social.

Di sicuro Lucia Salemme si sentiva prigioniera del marito. Durante l’interrogatorio in questura, interrotto più volte per lo stato di choc in cui versava, a tratti è apparsa sollevata dalla morte del marito. Ma le immagini orrende dell’incubo vissuto non le hanno permesso di dormire nella cella di Secondigliano, dov’è guardata a vista perché i magistrati temono possa farsi del male.

Rapuano era incensurato e viene descritto dal socio nella gestione di tre garage a Napoli come un uomo sereno e pacifico, affezionato alla moglie, alle due figlie e ai tre nipoti. Sul fronte indagini, ci sono alcune novità: un secondo sopralluogo nell’abitazione, altri interrogatori e l’analisi dell’audio con la richiesta al 113 di accorrere.

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