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Spari tra la folla e vendetta-lampo, fermato il rampollo del clan Rinaldi

Faida a San Giovanni a Teduccio, arrestati il figlio del ras e Salvatore Attanasio

Spari tra la folla e vendetta-lampo, fermato il rampollo del clan Rinaldi

NAPOLI. «Bastardo, non sparare... stanno le femmine e le creature». Ma a Pasqua scorsa la tregua tra due clan di San Giovanni a Teduccio, i Rinaldi-Reale e i D’Amico, si era rotta il giorno prima della Via Crucis. Così, il primo segnale fu forte: un agguato il venerdì santo davanti alla chiesa dedicata alla Madonna di Lourdes mentre era in corso la processione, mirato a uccidere Francesco Rinaldi, detto “Ignazio”, che partecipava con le celebrazioni con la famiglia. Il 36enne, figlio di Gennaro “’o lione” e nipote di Ciro “Mauè”, gridò al sicario di fermarsi. I colpi partirono ugualmente tra la folla, fortunatamente senza colpire nessuno. Il giorno dopo ci fu la reazione e secondo l’accusa, proprio “Ignazio” andò a sparare con un complice nel fortino dei “Gennarella”.

Era il 19 aprile scorso e ora sono in carcere sia Francesco Rinaldi che Salvatore Attanasio, 35enne figlio di un esponente di spicco del clan D’Amico, entrambi legati al clan Rinaldi-Reale. Ferma restando la presunzione d’innocenza fino all’eventuale condanna definitiva, i due devono rispondere dei reati di pubblica intimidazione con uso di armi, detenzione e porto abusivo di armi e concorso nel compiere la stesa. Tre giorni fa la Procura li ha sottoposti a fermo, convalidato ieri dal gip con emissione di un'ordinanza di custodia cautelare.

Gli investigatori hanno nche ricostruito altre tre sparatorie collegate alla nuova fase della guerra tra i due clan, storicamente nemici. Causa scatenate: un litigio tra i rampolli delle rispettive famiglie, culminato in un’aggressione compiuta dalla madre di uno di essi (di cui scriviamo a parte), che pose fine alla tregua firmata tra Gennaro Rinaldi “’o lione”, Roberto Mazzarella e Clemente Amodio. La sparatoria avvenne in via Nuova Villa, all’incrocio via Villa San Giovanni (quartiere San Giovanni a Teduccio), «azione intimidatoria posta in essere in presenza di più persone e con metodi tipicamente mafiosi».

Le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Napoli, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia, hanno consentito di collegare subito l’episodio ai contrasti riesplosi tra i clan Rinaldi-Reale e D’Amico “Gennarella”, nella zona compresa tra il Rione Villa e via Nuova Villa. Infatti grazie alle attività di intercettazione e alle investigazioni tradizionali compiute sul territorio, i militari dell’Arma hanno acquisiti gravi indizi di colpevolezza nei confronti degli indagati. Decisive si sono rivelate le immagini delle telecamere di un bar, attraverso cui si è risaliti agli abiti indossati dai due indagati e trovati nell’abitazione di “Ignazio”.

La stesa del 19 aprile si inserisce nel contesto di altre analoghe azioni delittuose registrate nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, a partire dal periodo pasquale di quest’anno, l’ultima delle quali la settimana scorsa in via Ravello, strada in cui abita proprio Francesco Rinaldi. Gli inquirenti che hanno lavorato alle indagini sperano che il provvedimento restrittivo interrompa la spirale di violenza.

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