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Dopo gli arresti, stop alle “stese” a Napoli est

A San Giovanni a Teduccio tacciono le armi, ma è presto per parlare di una nuova interruzione delle ostilità

Dopo gli arresti, stop alle “stese” a Napoli est

NAPOLI. Il fermo di Francesco Rinaldi “Ignazio” e di Salvatore Attanasio, avvenuto martedì scorso con successiva convalida il giovedì, sembrerebbe aver placato gli animi negli ambienti di malavita di San Giovanni a Teduccio e in particolare nella zona compresa tra il Rione Villa e via Villa San Giovanni: il primo territorio sotto l’influenza del clan Rinaldi; il secondo controllato dai D’Amico “Gennarella”, storicamente alleato dei Mazzarella.

E’ presto per parlare di tregua. Ma nella zona coloro che vorrebbero evitare guerre per poter meglio gestire le attività illecite, non disperano che possa tornare in vigore l’accordo firmato l’anno scorso tra i ras e durato circa un anno: Gennaro Rinaldi da un lato e Roberto Mazzarella dall’altro.

Si ruppe a Pasqua scorsa tra i due clan di San Giovanni a Teduccio, precisamente il giorno prima della Via Crucis. Così, il primo segnale fu forte: un agguato il venerdì santo davanti alla chiesa dedicata alla “Madonna di Lourdes” mentre era in corso la processione, mirato a uccidere Francesco Rinaldi”, che partecipava con le celebrazioni con la famiglia.

Il 36enne, figlio di Gennaro “o lione” e nipote di Ciro “My way”, gridò al sicario di fermarsi. Ma i colpi partirono ugualmente tra la folla, fortunatamente senza colpire nessuno. Il giorno dopo ci fu la reazione e secondo l’accusa, proprio “Ignazio” andò a sparare con un complice nel fortino dei nemici “Gennarella”.

Era il 19 aprile scorso e ora sono in carcere sia Francesco Rinaldi che Salvatore Attanasio, 35enne figlio di un esponente di spicco del clan D’Amico, entrambi legati al clan Rinaldi-Reale. Ferma restando la presunzione d’innocenza fino all’eventuale condanna definitiva, i due devono rispondere dei reati di pubblica intimidazione con uso di armi, detenzione e porto abusivo di armi e concorso nel compiere la "stesa".

Giorni fa la procura li ha sottoposti a fermo, convalidato giovedì dal gip del tribunale di Napoli con contestuale emissione di un'ordinanza di custodia cautelare per pubblica intimidazione e concorso nella partecipazione a una “stesa”. Gli investigatori hanno anche ricostruito altre tre sparatorie collegate alla nuova fase della guerra tra i due clan, storicamente nemici.

Causa scatenate: un litigio tra i rampolli delle rispettive famiglie, culminate in un'aggressione compiuta dalla madre di uno di essi (di cui scriviamo a parte), che pose fine alla tregua firmata tra Gennaro Rinaldi “o’ lione”, Roberto Mazzarella e l’alter ego di quest’ultimo, Clemente Amodio.

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