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L'intervista
16 Settembre 2025 - 08:44
NAPOLI. Siamo all'Ospedale Pellegrini, quarto piano reparto Oftalmologia diretto da Paola Vastarella, dove, dice lui, mi hanno «fatto» il miracolo, che si comprende se si legge il referto medico: "microfrattura e schiacciamento orbitale". L'occhio non guarisce. L' anima forse sì. Lo sguardo è triste ma non rassegnato.
Anche se giovane, Francesco Monticelli, ha un carattere deciso, forte, che nasce dalle idee chiare su quanto è accaduto e sul da farsi. Francesco è la giovane vittima di una rissa verificatasi a Bagnoli fuori una discoteca. Rissa nata per futuli motivi ma dai risvolti drammatici.
Come va Francesco?
«Devo per forza dire bene, perché poteva finire molto peggio. Vedete, un osso e un occhio schiacciato non si riducono così con un pugno. Chi mi ha sferrato il calcio aveva intenzioni estreme».
Arrabbiato?
«No, assolutamente no, non ho tempo per questo, devo guarire in fretta ed accettare quanto successo. La mia vita è cambiata il danno è enorme, ma non posso piangermi addosso. Anzi voglio approfittare di quanto mi è successo per ringraziare il “Roma” innanzitutto, ma soprattutto per dire a tutti i ragazzi che tragedie come queste non devono verificarsi».
In che senso?
«La situazione è grave, noi giovani non abbiamo nessuna prospettiva, soprattutto nel mio quartiere, dove se commetti l'errore di avere lasciato la scuola superiore non ti rimane che la strada. Sto cercando un lavoro ma non c'è nulla in giro. Devo rivedere tutta la mia vita. Ho bisogno di aiuto, ma dalle istituzioni. Vorrei ritornare a studiare ma devo lavorare anche con un occhio solo non sarà difficile».
Si parla di baby gang, di aggressioni, di scontri. È questo il mondo dei giovani?
«Io conosco il mondo giovanile che vivo e posso affermare che di queste realtà ne esistono sempre di più soprattutto perché si esaltano troppo. I gruppi nascono dove non c'è cultura, dove non si leggono i libri dove c'è miseria. Si arriva allo scontro perché non ci sono punti d'incontro. L'odio nasce dove non c'è dialogo. Vorrei domandare al mio aggressore perché tanta cattiveria, se non giravo la testa il calcio lo avevo nella tempia. Un miracolo per tutti e due».
Perché allora?
«Io non ero coinvolto nella lite; non ho fatto mai parte, non ne faccio parte, e non farò mai parte di quelle che voi chiamate baby gang. Hanno voluto colpire un ragazzo estraneo alle logiche criminali, per mandare un segnale».
Definisci baby gang...
«Deboli, uniti dalla stupidità per sentirsi forti, per darsi un senso. Conosco tanti amici che si sentono uomini solo quando sono in gruppo. La difficoltà economica favorisce tutto ciò».
Cosa ti auguri e cosa auguri ai giovani di Bagnoli?
«Di riprendermi presto e poter dimenticare tutto. Ci sarà un processo ma il mio cuore è sgombero da qualsiasi rancore. A tutti quelli della mia generazione chiedo di rimanere lontani dall'alcool e dalle droghe, soprattutto quelle del web con i suoi falsi miti a partire dai rapper che hanno bisogno dei gruppi violenti. La penso come il dottor Maresca che ho sentito condannare ogni cantante che esalta droga, violenza e malaffare. Miti negativi».
Sei fiducioso sul tuo futuro?
«No assolutamente, nessuno ci verrà a salvare: né lo Stato né la Chiesa né altri. Ma forse è giusto così. Ognuno deve salvarsi da solo».
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