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«“Zio Pierino” comanda a Melito»

Fari sul clan Amato-Pagano, il racconto della vittima: «Disse che l’autolavaggio era suo, ma stava mentendo»

«“Zio Pierino” comanda a Melito»

Nei riquadri i tre arrestati per la tentata estorsione: il ras Pietro Caiazza, Saverio Emanuele Margarita e Gennaro Villone

NAPOLI. Pietro Caiazza, forte dei suoi trascorsi criminali ai piani alti del clan Amato-Pagano, immaginava che avrebbe avuto gioco facile: sarebbe riuscito a impossessarsi dell’autolavaggio di Melito su cui aveva messo gli occhi.

Il ras degli Scissionisti non aveva però fatto i conti con il coraggio dell’imprenditore finito nel mirino, che, senza esitazione, il giorno stesso in cui è avvenuta la seconda “bussata” non ha esitato a chiedere aiuto alla polizia, denunciando tutto e raccontando cosa fosse accaduto: «Savio - ha messo a verbale la vittima - aveva detto al mio collaboratore che costui era “zio Pierino”, l’attuale capo del gruppo criminale che comanda a Melito».

Il retroscena emerge dalle sette pagine dell’ordinanza di custodia cautelare che martedì mattina ha portato all’arresto di Pietro Caiazza, Saverio Emanuele Margarita e Gennaro Villone, con quest’ultimo che se l’è cavata con i domiciliari, mentre i primi sono finiti dritti in carcere. Caizza, stando a quanto riferito dal commerciante ai poliziotti della Squadra mobile, l’1 e il 2 aprile scorsi avrebbe avanzato un’inquietante pretesa.

Ripercorrendo l’incontro tra l’amico e il commando di aguzzini - in quel momento la vittima era fuori sede - l’imprenditore ha spiegato: «“Zio Pierino” quindi diceva al mio amico che voleva parlare con me, in quanto quell’autolavaggio era sempre stato cosa sua».

Al suo rientro, il ras e i due complici erano però già andati via. Il pressing riprende però già il giorno successivo: «Questa mattina, mentre ero nell’autolavaggio, sono venuti Savio e Gennaro, entrambi mi dicevano che oggi pomeriggio alle 17 sarebbero venuti a prendermi per portarmi da “zio Pierino” che vuole parlarmi. Dopo quindici minuti venivano di nuovo e Savio mi ha parlato in disparte e mi comunicava che voleva essere sincero con me, poiché mi conosce da tempo, in passato abbiamo anche giocato a calcio insieme. Mi riferiva che è intenzione di “zio Pierino” farsi consegnare le chiavi del mio autolavaggio, in quanto a suo dire quell’attività era sempre stata sua».

Una pretesa illogica, secondo la vittima, che ha infatti spiegato: «Non saprei dire qual è il motivo per il quale rivendica tale proprietà, in quanto l’autolavaggio lo rilevai nel 2017, ma per motivi burocratici sono riuscito ad aprire solo nel 2021 e non avevo mai avuto a che fare con Caiazza prima di ieri».

Una circostanza, quest’ultima, che spalanca le porte a diversi interrogativi. Inquirenti e investigatori ipotizzano infatti che dietro la tentata estorsione firmata dal ras degli Scissionisti possa nascondersi in realtà una nuova strategia del clan Amato-Pagano: impossessarsi delle attività commerciali della zona nord considerate remunerative per lanciare, indirettamente, un avvertimento anche a tutti gli altri imprenditori e commercianti. Come a dire, “pagate o vi toglieremo i negozi”. Uno scenario per nulla campato in aria, considerato anche lo spessore di Caiazza, ritenuto il numero due della boss Rosaria Pagano.

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