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LO SCONTRO

Fico-De Luca, San Gennaro non fa il miracolo

Governatore e candidato al Duomo, ma si ignorano: non si “scioglie" il gelo tra i due

Fico-De Luca, San Gennaro non fa il miracolo

Vincenzo De Luca e Roberto Fico

NAPOLI. Neanche San Gennaro fa il miracolo, tra Roberto Fico e Vincenzo De Luca. E non c'entrano le ampolle col sangue, ieri regolarmente liquefatto. Non si scioglie, invece, il gelo tra il governatore uscente e l'aspirante successore. Entrambi presenti al Duomo di Napoli, per assistere al prodigio del santo.

Ma nemmeno un saluto: Fico e De Luca sono rimasti lontani. Un distacco fisico, cifra di quello politico. Il Campo Largo diventa larghissimo, ma per segnare la distanza abissale tra i due. Da mesi, De Luca non perde occasione di attaccare Fico. Senza neppure nominarlo: è una tecnica anche questa, intende ridimensionarlo. Del resto, da tempo il governatore petende non si facciano «nomi», perché «prima di parlare delle persone, dobbiamo parlare dei programmi».

L'ex presidente della Camera prova a mostrarsi zen. Ma De Luca non la manda a dire, e gli strali non si contano più. E anche l'ipotesi di vederlo candidato al consiglio diventa un'arma per cuocere a fuoco lento i rivali. Ci si può scommettere: se De Luca entrasse nel futuro consiglio, sarebbe una spina nel fianco dell'eventuale governatore Fico. Ed ecco, dunque, come anche la Festa di San Gennaro diventa metafora elettorale.

Fico trova posto in seconda fila, nei banchi ai piedi dell'altare. Siede al fianco dell'ex ministro Gennaro Sangiuliano. Un teorico competitor, sul quale non mancano rumors di candidatura nel centrodestra. Ma con Sangiuliano un saluto c'è, diversamente che con De Luca. Il governatoe arriva più tardi.

Con l'arcivescovo Domenico Battaglia e il sindaco Gaetano Manfredi, si reca alla Cappella del Tesoro, dove sono le ampolle del sangue di San Gennaro. Terminate le operazioni di rito, De Luca prende posto nella parte riservata alle autorità, accanto all'altare, vicino al sindaco. Niente sguardi o strette di mano con Fico, anche a fine celebrazione. Tutti e due si trattengono per alcuni minuti, tra scambi di battute e foto. Però poi lasciano il Duomo da uscite diverse. Qualche cronista avvicina Fico, gli fa notare la freddezza con De Luca.

«Non ci sono problemi» ribadisce il candidato del centrosinistra. Il mantra resta questo, ma i nodi sono intatti. E se il candidato del M5S ostenta calma, intorno ai contendenti monta la tensione. «Hanno stancato queste continue provocazioni, qui l'unico a non aver capito che il 25 novembre verrà finalmente ‘archiviato’ è il presidente De Luca» tuona Rosario Andreozzi, consigliere comunale di Avs a Napoli. Manfredi tenta di rassicurare: «Ho sentito Roberto Fico e mi ha detto che è stato un incontro molto positivo», parlando della prima riunione al tavolo di coalizione di giovedì. Ma anche nel campo avverso, lo scontro strisciante è oggetto di commenti.

«De Luca è e resta un nostro avversario politico, ma almeno può rivendicare un tratto di coerenza - sostiene Gianfranco Librandi, vicesegretario regionale di Forza Italia - : ha fatto il sindaco, ha governato, ha preso decisioni, nel bene e nel male assumendosi la responsabilità di guidare una comunità. Questo in politica conta, perché dà spessore e radici. Diverso è il caso di Roberto Fico: un candidato senza esperienza, senza amministrazione alle spalle, senza una visione per la Campania. Un nome costruito a tavolino, un'illusione di cartapesta che alla prima prova reale rischia di sgretolarsi come un castello di sabbia».

Secondo l’esponente forzista, il centrosinistra proone Fico «come novità, ma dietro c'è solo vuoto: una coalizione fragile, cucita insieme per necessità e non per convinzione, incapace di parlare ai campani di lavoro, infrastrutture, sanità e sicurezza. Non basta la retorica per governare una Regione complessa come la nostra, servono competenza e responsabilità. Con Forza Italia e con il centrodestra questa alternativa c'è».

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