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Secondigliano

Il ras Caiazza respinge le accuse

“Zio Pierino” nega la tentata estorsione all’autolavaggio di Melito: «Dovevo prenotare, non l’ho presa bene»

Il ras Caiazza respinge le accuse

Nel riquadro l’indagato Pietro Caiazza, 63 anni, conosciuto negli ambienti criminali come “zio Pierino”

NAPOLI. Tentata estorsione all’autolavaggio di Melito, il presunto reggente del clan Amato-Pagano non ci sta e, dopo l’arresto, respinge ogni addebito. Pietro Caiazza, pezzo da novanta degli Scissionisti di Secondigliano, difeso dall’avvocato Domenico Dello Iacono, ha deciso di dire la sua durante l’interrogatorio di garanzia tenuto davanti al gip del tribunale di Napoli.

Il 63enne ha battuto su un punto in particolare. A suo dire non si sarebbe trattato, come riferito invece dalla vittima, di un tentativo di appropriarsi dell’autolavaggio. Il presunto ras ha infatti spiegato al giudice che si sarebbe trattato di una “conversazione” finita.

Caiazza, quel giorno, voleva pulire la propria auto, ma chi era presente quel giorno gli avrebbe riferito che per farlo avrebbe dovuto prima prenotarsi. Un “affronto” maldigerito dal capozona che a quel punto avrebbe preteso di parlare con il titolare, in quanto quell’attività, prima del suo penultimo arresto, sarebbe stata gestita dal nipote e dunque dalla sua famiglia.

In attesa che l’iter giudiziario faccia il proprio corso, Caiazza resta però intanto ancora detenuto con l’accusa di tentata estorsione aggravata dal metodo camorristico. La vicenda che lo vede protagonista è ormai nota.

Il ras degli Scissionisti, stando a quanto emerso dalle indagini, di quell’attività voleva prendere possesso, ma non aveva fatto i conti con il coraggio dell’imprenditore finito nel mirino, che, senza esitazione, il giorno stesso in cui è avvenuta la seconda “bussata” non ha esitato a chiedere aiuto alla polizia, denunciando tutto e raccontando cosa fosse accaduto: «Savio - ha messo a verbale la vittima - aveva detto al mio collaboratore che costui era “zio Pierino”, l’attuale capo del gruppo criminale che comanda a Melito».

Il retroscena emerge dalle sette pagine dell’ordinanza di custodia cautelare che il 16 settembre ha portato all’arresto di Pietro Caiazza, Saverio Emanuele Margarita e Gennaro Villone, con quest’ultimo che se l’è cavata con i domiciliari, mentre i primi sono finiti dritti in carcere: Margarita ha però subito ottenuto i domiciliari.

Caiazza, stando a quanto riferito dal commerciante ai poliziotti della Squadra mobile, l’1 e il 2 aprile scorsi avrebbe avanzato un’inquietante pretesa. Ripercorrendo l’incontro tra l’amico e il commando di aguzzini - in quel momento la vittima era fuori sede - l’imprenditore ha spiegato: «“Zio Pierino” quindi diceva al mio amico che voleva parlare con me, in quanto quell’autolavaggio era sempre stato cosa sua».

Al suo rientro, il ras e i due complici erano però già andati via. Il pressing riprende però il giorno successivo: «Questa mattina, mentre ero nell’autolavaggio, sono venuti Savio e Gennaro, entrambi mi dicevano che oggi pomeriggio alle 17 sarebbero venuti a prendermi per portarmi da “zio Pierino” che vuole parlarmi. Dopo quindici minuti venivano di nuovo e Savio mi ha parlato in disparte... e mi riferiva che è intenzione di “zio Pierino” farsi consegnare le chiavi in quanto a suo dire quell’attivita era ̀ sempre stata sua».

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