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Secondigliano
22 Settembre 2025 - 08:51
Nei riquadri gli imputati Nico Grimaldi, la madre Rita Pitirollo, Nicola Vellucci e Ciro Petrozzi
NAPOLI. Sulla loro testa pende l’accusa di aver gestito il carcere di Secondigliano come una piazza di spaccio a tutti gli effetti. Dopo la retata di novembre scorso, il processo di primo grado che ha portato alla sbarra nuovi ras e gregari del clan della Vanella Grassi entra nel vivo con la requisitoria del pubblico ministero e per i nove imputati si profila una stangata di non poco conto.
La Procura ha infatti chiesto per la paranza capeggiata da Nico Grimaldi oltre 120 anni di carcere. Queste nel dettaglio le richieste di condanna avanzate dalla Dda: Rita Pitirollo, 20 anni; Nico Grimaldi, 20 anni; Addolorata De Falco, 19 anni; Antonio Salvati, 13 anni; Ciro Petrozzi, 12 anni; Giuseppe Effuso, 2 anni e 8 mesi; Anna Cataldo, 13 anni; Nicola Vellucci, 12 anni; e Gaetano Grimaldi, 10 anni.
Il processo, che si sta celebrando con la formula del rito abbreviato, riprenderà il 10 novembre con le discussioni del collegio difensivo, composto tra gli altri dai penalisti Rocco Maria Spina, Domenico Dello Iacono, Luca Mottola, Salvatore D’Antonio e Giuseppe Gallo. A condurre le indagini erano stati i poliziotti della Area 4 del Sisco con base a Napoli.
Investigatori specializzati nel contrasto alla criminalità organizzata, che a novembre hanno eseguito dodici misure cautelari per i reati associativi concernenti il traffico di stupefacenti e l’accesso indebito di dispositivi idonei alla comunicazione per i detenuti, fatti aggravati dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare l’associazione camorristica Vanella Grassi, attiva in particolar modo nella zona del Perrone di Secondigliano, ma nel corso degli anni allargatasi all’intero quartiere in seguito a un’abile e spregiudicata politica delle alleanze, al punto che i componenti sono stati ribattezzati “i girati”.
Con il Sisco hanno collaborato all’operazione la Squadra mobile della questura e il personale della polizia scientifica. Droga e cellulari soprattutto, ma anche oggetti da Amazon e persino profumi di lusso venivano introdotti nel carcere di Secondigliano e dalla base operativa di via del Cassano lavorava a gran ritmo un’organizzazione riconducibile alla Vanella Grassi che riforniva i detenuti di ogni bene “necessario” e apparentemente superfluo.
A capo del gruppo, orchestrando le operazioni dall’interno, c’era Nico Grimaldi, spalleggiato da Carmine Casaburi, mentre all’esterno agivano Rita Pitirollo, madre di Nico Grimaldi, e Addolorata De Falco, sua moglie. Il trasporto avveniva con i droni di ultima generazione, manovrati dal driver Nicola Vellucci, che partivano dal vicino campo nomadi di Secondigliano dietro compenso di 100 euro per volta a un rom o dalla terrazza di un palazzo in via Pazienza di fronte alla struttura penitenziaria.
Le indagini, partite nel 2023, sono però ben presto arrivate a un punto di svolta e gli arresti non hanno tardato ad arrivare. Per la costola del clan dei “Girati” sospettata di aver gestito l’“affare” si profilano adesso nove condanne per un ammontare di oltre un secolo di carcere.
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