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27 Settembre 2025 - 08:37
NAPOLI. Fiumi di droga dalla Spagna per inondare le piazze di spaccio di Napoli e dell’hinterland, la Procura lancia l’affondo e per la holding capeggiata dal narcos Giovanni Cerullo invoca tredici condanne per un totale di quasi un secolo di carcere. Dopo la retata scattata a marzo scorso, entra dunque nel vivo il processo di primo grado che si sta celebrando con il rito abbreviato con la requisitoria del sostituto procuratore Giuseppe Visone.
Queste, nel dettaglio, le pene richieste dal pm: Domenico Della Rotonda, 4 anni e 6 mesi; Ciro Di Lanno, 5 anni e 2 mesi; Salvatore Di Palma (nel riquadro), 10 anni; Alfredo Felaco, 5 anni e 2 mesi; Giovanni Maiorano, 12 anni; Vincenzo Maiorano, 12 anni; Castrese Sarracino, 6 anni e 6 mesi; Pasquale Vallefuoco, 10 anni; Stefano Verde, 5 anni e 6 mesi; Maurizio Cappiello Branco, 2 anni; Giovanni Cerullo, 16 anni; Antonino Lauro, 2 anni e 4 mesi; e Castrese Simeoli, 2 anni.
La “palla” passerà nella prossima udienza al collegio difensivo (composto dagli avvocati Luigi Poziello, Dario Carmine Procentese, Rosario Marsico, Michele Caiafa, Luca Gili e Bruno Cervone), chiamato al non semplice compito di dimostrare l’innocenza dei propri assistiti o quantomeno a mitigarne le conseguenze sotto il profilo processuale.
L’indagine era partita da una segnalazione della Guardia Civil di Barcellona che indicava la presenza di un gruppetto di Napoli, sempre gli stessi, a Barcellona in diversi periodi dell’anno. In particolare, tra gli investigatori circolavano i nomi dei due Maiorano, di Di Palma, Sarracino e Cerullo. I militari della guardia di finanza del Nucleo Pef si sono messi all’opera e rapidamente hanno accertato che i “sospetti” si muovevano dal Napoletano a Civitavecchia in macchina per poi imbarcarsi su navi veloci dirette a Barcellona.
A quel punto le indagini si sono fatte più stringenti, permettendo di ricostruire il modus operandi del gruppo. Dopo aver caricato su un furgone “Iveco” la sostanza stupefacente, nascosta in un doppiofondo, gli indagati partivano per tornare a Napoli imbarcando la macchina per poi immettersi sull’autostrada. Un’altra vettura fungeva da staffetta e precedeva il furgone per segnalare eventuali posti di controllo delle forze dell’ordine. I reati ipotizzati dagli inquirenti, a seconda delle varie posizioni degli indagati, sono associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e di detenzione, a fine di spaccio, di droga.
L’accusa associativa è stata contestata, in particolare, a Cerullo, Di Palma, i due Marionano e Vallefuoco. Le indagini avevano tratto origine dalla segnalazione proveniente dalla Guardia Civil spagnola, ma avrebbero disvelato anche l’ importazione dalla Spagna di varie partite di droga, successivamente rivendute sul territorio napoletano. Gli imputati si sarebbero riforniti di stupefacente organizzando diversi viaggi all’estero e mediante contatti con molteplici fornitori. Accuse pesanti come macigni, che potrebbe costargli, in caso di condanna, quasi un secolo di carcere.
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