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la scoperta
01 Ottobre 2025 - 18:50
Assumevano il completo controllo del cellulare della vittima grazie al trojan SpyNote, uno spyware per sistemi operativi Android inviato via WhatsApp e spacciato come aggiornamento oppure come una nuova app. Operava da Torre del Greco, in provincia di Napoli, la banda di truffatori informatici - sono 21 gli indagati - al centro di una complessa indagine della Procura di Napoli (sezione reati informatici, coordinatore Vincenzo Piscitelli) di una serie di perquisizioni che hanno consentito di sequestrare 960mila euro in contanti; un locale, a Pompei, dove venivano custodite e vendute sostanze anabolizzanti; tre wallet contenenti cryptovalute (bitcoin, Usdt ed Ethereum) per un valore di circa 31mila euro; numerose carte di credito intestate a prestanome; 50 cellulari con altrettante sim; oggetti d'oro per 25mila euro e, infine, un jammer e diversi rilevatori di frequenza per individuare i dispositivi usati per le intercettazioni ambientali.
Tra vittime c'è pure chi ha perso oltre 113mila euro a causa dei pirati informatici che si spacciavano telefonicamente per carabinieri oppure per operatori di istituto bancari o delle poste, simulando addirittura il reale numero della banca o della caserma. I correntisti venivano attirati in trappola attraverso un sms con il quale si chiedeva di mettersi urgentemente in contatto con la banca: il numero del chiamante che compariva sul telefono della vittima era esattamente quello dell'istituto di credito o della caserma. A questo punto, con la scusa di un aggiornamento dell'app, veniva inoculato il trojan inviato via WhatsApp. A installazione completata i pirati informatici, controllando completamente il cellulare, acquisivano tutte le informazioni di cui avevano bisogno.
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