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rione traiano
04 Ottobre 2025 - 09:32
NAPOLI. Faida familiare al rione Traiano, arriva la condanna-bis per l’assassino di Antonio Artiano. Ieri pomeriggio si è concluso il processo di secondo grado celebrato davanti alla prima sezione della Corte di assise di appello di Napoli e i giudici, accogliendo in pieno la linea della Procura, hanno confermato la responsabilità di Pasquale Muro, la cui condanna ha subito solo una modesta riduzione di otto mesi: da 16 anni di reclusione a 15 anni e 4 mesi. A luglio scorso il padre, Gianluca Muro, è stato condannato in primo grado dal gup De Bellis a 10 anni e 6 mesi.
A marzo scorso, a pochi giorni di distanza dalla sentenza che aveva visto l’esecutore materiale del delitto, Pasquale Muro, condannato a 16 anni, il gip Valentina Gallo aveva rigettato la richiesta di archiviazione e disposto che il pm formulasse l’imputazione nei confronti di Gianluca Muro, il padre del 23enne killer, che fino a quel momento si era sempre professato innocente. Altri quattro parenti (Giuseppe Muro, Pasquale Grande, Tommaso Grande e Luciano Ivone) sono stati invece iscritti nel registro delle notizie di reato, ma la loro posizione è stata archiviata nei mesi scorsi. Il 10 novembre 2022 Anthony Artiano fu ferito da un colpo di pistola, morendo in un letto di ospedale sei giorni più tardi.
L’omicidio sarebbe maturato, stando a quanto emerso dalle indagini, nell’ambito di uno scontro tra le due famiglie di Soccavo che non accettavano la relazione tra il giovane ucciso e la figlia di Muro. I parenti di quest’ultima lamentavano un presunto atteggiamento violento da parte dell’allora ventenne. Quella sera, però, il confronto degenerò in un tragico spargimento di sangue. Il padre del killer avrebbe avuto un ruolo nel delitto, circostanza che sarebbe emersa fin dalle prime battute dell’indagine grazie alle testimonianze dei parenti della vittima, ma anche ad alcune intercettazioni.
Uno dei familiari di Artiano aveva infatti riferito: «Quando Gianluca ha perso quest’arma, mia cognata l’ha presa e gliel’ha messa in mano a mio cognato. Mio cognato ha sparato non so quanti colpi in aria per spaventarli, credo. Una volta fatto questo, loro l’hanno bloccato a terra, Gianluca Muro lo manteneva con un ginocchio sul petto e gli manteneva le mani, Tommaso Grande gli manteneva i piede e il nonno anche manteneva mio cognato a terra». La sorella della vittima aveva invece raccontato: «Vidi che Gianluca Muro si mise addosso a mio fratello, io mi scaraventai addosso a lui e poi vidi la botta finale che Pasqualino Muro gli diede in testa a mio fratello e disse “mo ce ne putimm’ je”».
Una vera e propria esecuzione, stando a quanto emerso all’epoca dalla indagini, dai contorni che finalmente sembrano essere stati chiariti. Pasquale Muro, l’esecutore materiale, sarebbe stato aiutato dal parente prima di premere il grilletto contro il figlio del ras Giovanni Artiano, in passato legato ai Grimaldi-Scognamillo di Soccavo. Ieri, con la condanna di Muro jr, è stata scritta l’ultima pagina dell’iter processuale. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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