Cerca

Ponticelli

Un agguato mascherato da rapina

Ferdinando Viscovo ferito da un colpo di pistola: sull’accaduto indaga la polizia

Un agguato mascherato da rapina

NAPOLI. «Ho reagito a un tentativo di rapina». Così ha dichiarato alla polizia l’altroieri sera Ferdinando Viscovo, 39enne di Ponticelli noto alle forze dell’ordine ma senza legami con la criminalità, cugino omonimo di un coetaneo ritenuto affiliato ai De Micco e recentemente assolto dall’accusa di concorso nell’omicidio di Carmine D’Onofrio.

Il 39enne era nei pressi di casa, intorno alle 21 e 30, quando un malvivente armato gli avrebbe intimato di consegnare la collanina d’oro indossata. Al rifiuto della vittima di ubbidire, gli avrebbe esploso contro un colpo di pistola al polpaccio destro. Ferdinando Viscovo è stato soccorso e trasportato all’ospedale Villa Betania, dove i medici lo hanno giudicato guaribile in 15 giorni.

Sulla vicenda stanno indagando i poliziotti del commissariato Ponticelli, che cercano testimoni in assenza di immagini di telecamere. Gli investigatori non escludono che possa essersi trattato di un agguato mascherato da rapina. Una possibile vendetta trasversale, ma al momento si tratta soltanto di un’ipotesi visto che il ferito non ha legami di camorra. Da tempo non si sparava a Ponticelli.

Da quando il clan De Micco avrebbe riconquistato il controllo sull’intero quartiere, o quasi, dopo una serie di episodi provocati o accaduti indipendentemente dalla volontà del gruppo di malavita. Così, con i De Luca Bossa all’angolo grazie ai colpi inferti dalla Dda con gli investigatori di carabinieri e polizia e l’arresto del ras pentito Vincenzo Sarno che voleva tornare alla grande a Ponticelli, i “Bodo” secondo l’ultima informativa sulle scrivanie dell’antimafia controllerebbero nuovamente la maggior parte delle attività illecite.

Inoltre la stretta alleanza con i Mazzarella fungerebbe da deterrente rispetto a eventuali tentativi esterni di infiltrare il territorio. Da circa 8 mesi, precisamente dal 9 gennaio scorso, a Ponticelli non si sparava. Nemmeno una “stesa” si sarebbe verificata, o quantomeno nessuno ne ha saputo nulla, a dimostrazione di un equilibrio raggiunto negli ambienti di camorra.

L’ultimo fatto di sangue o di intimidazione è stato l’omicidio di Enrico Capozzi, che per gli investigatori fu una prova di forza del clan De Micco nonché un segnale lanciato a tutti gli appartenenti al mondo malavitoso. Indagini sono in corso comunque, e altre ipotesi non vengono ancora esclude del tutto.

Enrico Capozzi, pur se imparentato con i Sarno, non aveva mai partecipato alla vita della cosca di Ponticelli e lavorava onestamente gestendo una pompa di benzina. Poi avvenne l’episodio che forse ha segnato la sua breve vita: un anno e mezzo fa un giovane ras emergente dei De Micco, a nome del clan, gli avrebbe chiesto il “pizzo” e lui rifiutò.

Successivamente il distributore fu distrutto e l’allora 34enne dovette chiudere l’attività. Le indagini sull’omicidio di Enrico Capozzi, condotte dai poliziotti della sezione “Criminalità organizzata” della Squadra mobile della questura di Napoli con il coordinamento della Dda, vanno avanti intensamente e seguirebbero in particolare la pista di una vendetta del gruppo De Micco.

Ma non solo per quella vicenda, forse, ma anche perché nel quartiere girano voci circa una possibile riorganizzazione a breve del clan Sarno da parte di qualche vecchio ras. Solo voci comunque, dopo il tentativo fallito di Vincenzo Sarno dello storico clan del Rione De Gasperi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Roma

Caratteri rimanenti: 400

Logo Federazione Italiana Liberi Editori