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L'inchiesta

La banda dell’airtag tradita da un furto fallito

Tutti originari di Scampia, sono stati identificati anche grazie alle tracce biologiche campionare dal Ris dei Carabinieri

La banda dell’airtag tradita da un furto fallito

NAPOLI. Un furto fallito, che si era trasformato in una rapina impropria, ha tradito i quattro componenti della gang specializzata in furti di autovetture di lusso. Dalle immagini di una telecamera i carabinieri la macchina con cui si spostarono quel giorno, a dicembre 2024, i due incaricati di rubare una Maserati e poi le indagini sono andate avanti a tamburo battente.

Così l’altro ieri sono finiti agli arresti domiciliari Pasquale Gimmelli, ritenuto il capo, 24 anni; Pasquale Caso, 19; Ciro Cristilli, 28, ed Emanuele Francesco Minichino, 19enne. Tutti originari di Scampia, identificati anche grazie a tracce biologiche campionate dal Ris. La banda dell’airtag operava con modalità fisse, efficaci.

I quattro soci del sodalizio, alternandosi nei compiti, seguivano i veicoli da rubare posizionando un gps nel paraurti e nei retrovisori. Così sono stati ricostruiti ben 22 furti e l’altro ieri i carabinieri della compagnia Vomero hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare per associazione per delinquere finalizzata ai furti di autovetture e motocicli, avvenuti a Napoli e in diversi comuni della Campania.

L’indagine, coordinata dalla VII Sezione “Sicurezza Urbana” della Procura partenopea e condotta dalla stazione carabinieri di Napoli Marianella, attraverso attività dinamiche, analisi dei dispositivi cellulari in uso agli autori e dei sistemi di videosorveglianza privata o cittadini, integrata con accertamenti tecnicoscientifici eseguiti su tracce biologiche da parte della sezione Investigazioni scientifiche del comando provinciale di Napoli e del R.I.S. di Roma, ha permesso di raccogliere indizi a carico degli odierni indagati e di rivelare l’operatività di un’associazione criminale che, con base nel quartiere Scampia, commetteva delitti su tutto il territorio campano.

In particolare, le attività hanno consentito di delineare il modus operandi del sodalizio, all’interno del quale era ben definito il ruolo del capo e promotore – che pianificava nel dettaglio i furti, che teneva contatti con i ricettatori con i quali contrattava il prezzo di cessione dei veicoli rubati e che sovrintendeva alla ripartizione degli utili.

I sodali, utilizzando auto a noleggio periodicamente sostituite, collocavano dispositivi di localizzazione gp negli specchietti retrovisori o nel paraurti delle auto da rubare, con l’obiettivo di monitorarli. 

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