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Il lutto

L’addio al Cavaliere Gianni Punzo fondatore del “Cis” e di “Italo

Gremita la parrocchia Corpus Christi in via Manzoni per l’ultimo saluto, presente anche Luca Cordero di Montezemolo

L’addio al Cavaliere Gianni Punzo fondatore del “Cis” e di “Italo

NAPOLI. Era gremita ieri pomeriggio la parrocchia Corpus Christi e Regina del Rosario in via Manzoni per l’ultimo saluto a Gianni Punzo, scomparso all’alba di sabato. Il fondatore del Cis di Nola e di Italo è stato un uomo che ha segnato l’economia del Sud con la sua lungimiranza.

Significativa la presenza al rito funebre di Luca Cordero di Montezemolo, socio ma soprattutto amico dell’imprenditore napoletano, con il figlio Matteo e dell’amministratore delegato dell’Enel Flavio Cattaneo. La notizia della sua scomparsa ha suscitato profonda commozione in tutti gli ambienti non solo di Napoli.

Accanto alla moglie Geppina, ai figli Luciano, Lia, Simona e ai sei nipoti c’erano gli amici, tantissimi, che l’hanno voluto bene, in rappresentanza di tutti i settori come i Cavalieri del Lavoro Gianni Carità, Agostino Gallozzi, Gianni Russo e Giuseppe Maiello, Federico Gentile per la Medicina, Bruno Piacci e Alfonso Furgiuele per l’Avvocatura, Gianni Lettieri, Lello Carlino, Carlo Palmieri per il Commercio, Jarbas Faustino Canè per lo Sport, Lello Esposito per l’Arte, Salvatore Marone per l’Economia, Antonio Corbo, Romolo Acampora, Sergio Troise, Alfonso Ruffo e Antonio Sasso per l’Informazione e così via. Citarli tutti è impossibile.

A ricordare, dopo il rito funebre celebrato da don Rosario, la sua lunga carriera di imprenditore e il suo instancabile impegno nel promuovere lo sviluppo economico del Mezzogiorno è stato il consulente Luigi Marone che ha tra l’altro sottolineato con commozione: «Riuscire a descrivere la vita professionale di Gianni Punzo è ben oltre le mie capacità, ma voglio ricordare i punti cardine e i principi ispiratori della sua vita. Ripeteva sempre che l’unione fa la forza, il concetto estremo del gruppo, fare sistema. Un paradigma che ancora oggi appare moderno che ha saputo sviluppare già 50 anni fa. La sua visione - ha ricordato Marone - era proiettare l’immaginazione oltre “il possibile”. Non ha mai accettato la definizione “non si può fare” anzi è stato uno sprone ed uno stimolo per dimostrare che con l’impegno ed il lavoro ogni risultato è raggiungibile».

«È stato un treno, dritto sui binari dei suoi principi, con l’unico scopo di raggiungere la stazione dei suoi obiettivi, le tante difficoltà sono sempre stati impedimenti che mai hanno potuto far vacillare o deragliare la sua volontà. - ha proseguito - Aveva uno spiccato dono della sintesi, interpretava le situazioni utilizzando modi di dire incisivi e diretti sempre con l’uso dell’accento napoletano. E proprio Napoli e il Napoli erano i suoi punti di partenza, innamorato della sua città, orgoglioso delle sue origini, sempre fedele alla maglia azzurra».

«Sui tavoli nazionali ed internazionali non ha mai cercato di nascondere l’essere napoletano anche in momenti storici dove il luogo comune meridionale era assordante. Ha voluto dimostrare con i fatti e con i successi il valore degli uomini di questa terra. - continua il ricordo di Marone - Con questi principi, in una terra allora desolata, Nola, creò il Cis , un modello unico di aggregazioni di intenti mantenendo inalterata, anzi amplificando, il valore delle singole aziende; l’uomo del fare, il politico degli affari, un professore universitario capace di trasferire concetti e progetti che per molti sembravano pazzie. Non ha mai fermato la sua sete di sviluppo, dopo il Cis la folle idea dell’Interporto, un’opera infrastrutturale che oggi, con più di trent’anni, rappresenta un modello di sostenibilità».

«Trasferire le movimentazioni dalla gomma al ferro ed è qui che il treno entra nelle visioni di Gianni Punzo. L’Interporto, il retroporto di Napoli e Salerno, la porta di accesso da e verso l’Europa il Sud e la Campania al centro della sua mente. Ed ecco nascere con Renzo Piano il Vulcano Buono. - prosegue - Il modello era compiuto un’area aggregativa di affari, movimentazioni e servizi. Poteva essere sufficiente, poteva sentirsi appagato, non è stato così; sempre in gruppo, sempre in condivisione, facendo sistema non con dei soci ma con gli amici, ha fondato Italo il primo esempio di concorrenza a beneficio della collettività. Una sua creatura che ha sempre assistito anche nei momenti iniziali più difficili con la sempre certezza del successo».

E la conclusione commossa: «Anche negli utlimi anni pensava al futuro, progettava, immaginava ma soprattutto lavorava, ha dedicato la sua vita al lavoro ed oggi la sua famiglia, la sua città ed il mondo degli affari sentono un grande vuoto colmato dal ricordo di ciò che ha creato. Ai nipoti, ai giovani ed a tutti il ricordo di Gianni Punzo può essere sintetizzato con un sua frase che più volte ripeteva che cito prima nel suo dialetto e poi in italiano: “sacca china e capa vacante, “ sacc nun riegn a cap, capa china e sacca vacante ‘a capa riegn a sacc”. Un lascito unico, usate la testa, non fermate mai la vostra immaginazione, non fermatevi mai che con il sacrificio, l’impegno e la dedizione ogni obiettivo è una certezza. Grazie di cuore, ciao Gianni!».

Commovente, infine, l’intervento di Alessandra, la sua tanto amata nipotina, che ha tratteggiato la figura del nonno in maniera impeccabile tra gli applausi di tutti i presenti.

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