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Progetto “Macoresi", istituzioni e ong unite per la salute materno-infantile in Africa

La presentazione nel rettorato dell'Università Vanvitelli

Progetto “Marcoresi", istituzioni e ong unite per la salute materno-infantile in Africa

Si è aperto oggi, nel rettorato dell'Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli, a Napoli, l'evento "L'impegno delle istituzioni nel percorso materno-infantile in Africa", momento di confronto che ha visto la presentazione ufficiale del progetto Macoresi - Maternità Consapevole, Responsabile e Sicura come deterrente della fistola ostetrica.

Il progetto, finanziato dal ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale per 2,1 milioni di euro attraverso l'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics), si pone come strumento innovativo e fortemente orientato al genere, volto a promuovere uguaglianza, empowerment femminile e tutela della salute riproduttiva delle donne in Tanzania.

All'apertura dei lavori, il rettore dell'ateneo Vanvitelli, Gianfranco Nicoletti, ha sottolineato: «L'obiettivo specifico del progetto è quello di intervenire sulla prevenzione e sul trattamento delle complicazioni ostetriche, migliorando di fatto la disponibilità e l'accesso ai servizi materno-riproduttivi. Sono orgoglioso, come rettore e come medico, del lavoro svolto dai nostri docenti che, in collaborazione con "Medici con l'Africa Cuamm", e in sinergia con l'ospedale di Tosamaganga ed altre organizzazioni locali, porteranno un notevole miglioramento della qualità della vita alle pazienti. Ringrazio quindi il ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale che, per il tramite dell'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo sviluppo, ha accolto la nostra richiesta e ha reso possibile questo importante obiettivo».

L'evento ha visto la partecipazione del viceministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale, Edmondo Cirielli, e gli interventi - moderati dal giornalista del Tg5 Federico Marietti - di Nicola Colacurci (Sigo) e di Pasquale De Franciscis, ordinario di ginecologia all'Università Vanvitelli, e ha ospitato alcune testimonianze dal campo.

La Tanzania, inserita anche tra i Paesi focus del Piano Mattei, è - ricorda la Farnesina - un partner sempre più rilevante nella strategia della Cooperazione italiana, con un portafoglio di iniziative in corso di oltre 40 milioni di euro tra doni e crediti. Iniziative che spaziano dalla salute, alla formazione professionale nel settore turistico, fino alla grande progettualità a sostegno della filiera del caffè in Africa, parte di Piano Mattei e Global Gateway, di cui la Tanzania è uno dei cinque Paesi pilota.

«La collaborazione con Università e società civile è ormai un fiore all'occhiello della Cooperazione italiana, specialmente in ambito sanitario - ha affermato Cirielli -. Oltre all'Università Vanvitelli, atenei come l'Università di Padova e l'Università Cattolica del Sacro Cuore lavorano con il Cuamm per migliorare i servizi sanitari di base e la salute materno-infantile in Costa d'Avorio e Burkina Faso. Il Cuamm, ormai partner storico della Cooperazione italiana, collabora poi anche con il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa) per il rafforzamento di un ospedale pediatrico nella Repubblica Centrafricana. Queste iniziative sono sostenute dalla Cooperazione allo sviluppo italiana con un impegno complessivo che supera attualmente i 25 milioni di euro».

«La salute - ha ricordato il viceministro - è uno dei pilastri del Piano Mattei e un settore strategico della nostra azione, grazie al patrimonio di competenze ed esperienze che gli attori pubblici e privati italiani possono vantare. Il progetto Macoresi, coinvolgendo due eccellenze come l'Università Vanvitelli e il Cuamm, riflette appieno il nostro approccio di sistema e la nostra capacità di mobilitare realtà che provengono dall'accademia e dalla società civile. Questa iniziativa rafforza inoltre il nostro legame con la Tanzania come Paese partner, anche nel quadro del Piano Mattei, con il quale collaboriamo già in numerosi altri settori».

«Il progetto Macoresi, finanziato dal ministero degli Esteri, si prefigge - ha detto De Franciscis - di promuovere la tutela della salute materna delle donne in Tanzania, intervenendo sulla prevenzione, diagnosi e trattamento della fistola vescico-vaginale, una complicanza del parto che, oltre ad essere invalidante dal punto di vista fisico, rappresenta un vero e proprio stigma sociale. L'Università Vanvitelli, in collaborazione con Medici con l'Africa Cuamm, metterà in campo in Tanzania, nei prossimi 3 anni, interventi di formazione del personale sanitario locale, sviluppo di servizi cura, azioni informative ed educazionali per sensibilizzare la comunità alla lotta contro la discriminazione di genere. Sono onorato di coordinare questa iniziativa che testimonia l'impegno della nostra Università al servizio di territori e popolazioni estremamente svantaggiate».

È intervenuto, poi, don Dante Carraro, direttore di Medici con l'Africa Cuamm: «Per noi - ha detto - questo progetto significa molto. Da sempre il cuore del nostro intervento sono mamme e bambini. Sappiamo che le complicazioni ostetriche in Africa sono un'emergenza drammatica, che però può essere affrontata con azioni semplici, lavorando sulla prevenzione e migliorando l'accesso ai servizi. E per farlo bisogna agire in rete, mettere insieme le proprie competenze, le proprie risorse e il proprio impegno. Essere insieme oggi, Università, professionisti sanitari, Cooperazione Italiana e tanti giovani medici desiderosi di mettersi a servizio, è un grande stimolo per proseguire con determinazione nel nostro impegno con l'Africa».

Grazie alla collaborazione con Medici con l'Africa Cuamm, Macoresi prevede un insieme di azioni: clinico-assistenziali, per rafforzare i servizi ostetrici e specialistici di cura della fistola ostetrica; educative e informative, per sensibilizzare comunità e istituzioni su salute sessuale e riproduttiva, contrasto a stigma e discriminazioni, prevenzione della violenza di genere; istituzionali, con l'obiettivo di rafforzare governance, advocacy e reti di collaborazione tra ospedali, autorità e società civile.

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