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Il caso

Fine vita, Ada dopo l'ok dell'Asl: «La Sla ha perso, io ho vinto»

«Da oggi esiste solo il presente, e ogni giorno è prezioso». Nei giorni scorsi aveva raccontato la sua storia in un video

Fine vita, l'appello di Ada: «Guardatemi negli occhi: ogni attesa imposta è una tortura in più»

Ada

«Dopo mesi di attesa e di battaglie, il Comitato etico ha espresso parere favorevole alla mia richiesta. Non ci sono parole adatte a descrivere il mio stato d'animo, ma proverò a rendere l'idea. Quando ho letto le parole “parere favorevole", ho sentito letteralmente un peso scivolare dalle mie spalle. La Sla ha perso, io ho vinto. Non trascorrerò nemmeno un minuto in più ad avere paura di ciò che può farmi. Da oggi esiste solo il presente, e ogni giorno è prezioso». Queste le parole di Ada, la 44enne campana affetta da Sla che ha ricevuto il via libera al suicidio assistito.

«Da oggi sono legalmente padrona della mia vita e del mio corpo. Auspico - continua Ada - la stessa serenità per tutte le persone che affrontano la mia stessa condizione, e che ogni essere umano possa un giorno esercitare questo diritto senza dover lottare fino all'ultimo respiro. Grazie a chi mi ha ascoltata, sostenuta e accompagnata in questo percorso».

Dopo il diniego da parte della Asl, Ada, aveva presentato, tramite il collegio legale coordinato dall'avvocata Filomena Gallo, segretaria nazionale dell'Associazione Luca Coscioni, un ricorso d'urgenza al tribunale di Napoli. Durante l'ultima udienza con l'azienda sanitaria si era concordata una nuova valutazione delle sue condizioni.

Negli scorsi giorni, Ada, inizialmente conosciuta col nome “Coletta", aveva deciso di uscire dall'anonimato, raccontando la propria situazione in un video. A leggere le sue parole, la sorella Celeste poiché Ada, colpita dalla Sla diagnosticata lo scorso anno, non riesce più a parlare.

A seguito di un decorso molto veloce della grave patologia neurodegenerativa di cui è affetta, diagnosticata a giugno 2024, infatti, Ada non riesce più a parlare e deve quindi utilizzare il puntatore oculare. Non riesce nemmeno più a camminare e ha bisogno dell'assistenza continua dei suoi familiari per svolgere qualsiasi tipo di attività. Senza i suoi caregiver non potrebbe alimentarsi, bere, assumere la terapia farmacologica ed espletare le sue funzioni vitali, morirebbe di stenti e in modo atroce e doloroso. 

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