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10 Ottobre 2025 - 08:32
Nei riquadri i boss Michele Mazzarella “’o fenomeno” e Salvatore Barile
NAPOLI. La confessione al fotofinish non è bastata a evitare la stanga. Con il verdetto pronunciato dalla Corte di assise di appello di Napoli arriva - salvo un eventuale ricorso per Cassazione - la parola fine al processo chiamato a fare luce sull’omicidio di Salvatore Lausi, alias “Pirulino”, ammazzato in via Vergini il 6 ottobre 2002 nell’ambito di un’epurazione interna al clan Mazzarella.
I giudici di appello hanno dunque confermato la condanna a 30 anni di carcere a testa per il ras Michele Mazzarella “’o fenomeno” e il suo parigrado, il cugino Salvatore Barile. Il mese scorso proprio quest’ultimo aveva deciso di ammettere il proprio coinvolgimento nel delitto. Una mossa che non gli è bastata a evitare la conferma della pena.
Sia Mazzarella che Barile avevano chiesto di essere processati con il rito abbreviato condizionato all’esame del super pentito Salvatore Giuliano “’o russo”, ex ras di Forcella, noto per essere stato il responsabile della morte dell’innocente Annalisa Durante, e principale accusatore dei due imputati. Il giudice a ottobre dello scorso anno aveva respinto l’istanza avanzata da Michele Mazzarella, che è stato dunque giudicato con l’abbreviato “secco”.
Esito diverso per Barile, che puntava così, grazie all’acquisizione della nuova prova, a un possibile ribaltamento del quadro indiziario: cosa che non si è però verificata. Salvatore Lausi detto “Pirulino”, ucciso in via Vergini il 6 ottobre 2002, sarebbe stato ammazzato perché aveva fatto sparire 100 milioni di lire destinati alle casse del clan. Così Michele Mazzarella (figlio del boss Vincenzo), profondamente insoddisfatto dell’operato del collettore di tangenti per Forcella, dal carcere avrebbe dato ordine al cugino “Totoriello” Barile di ucciderlo.
Lo zio Gennaro Mazzarella “’o schizzo” (poi scagionato e uscito dall’inchiesta, dopo essere inizialmente finito anche lui in manette), in quel periodo libero, avrebbe organizzato l’agguato informandosi sull’esito: quest’ultima circostanza è stata poi smentita dai successivi accertamenti difensivi. Mentre esecutori materiali furono Ciro Giovanni Spirito, unico a sparare, e Vincenzo De Bernardo “Pisello” (nel frattempo deceduti), entrati in azione nel raid.
Lausi era l’incaricato a riscuotere le estorsioni nei quartieri Forcella, Maddalena e Sanità. Oltre all’ammanco di 100 milioni di lire, “Pirulino” avrebbe pagato per aver intrecciato rapporti sempre più stretti con i Misso, circostanza interpretata come volontà di allontanarsi dai Mazzarella.
Infine, si era impossessato di un orologio di valore di un altro associato, sottraendoglielo con forza. Lausi era consapevole del pericolo che correva per i 100 milioni che non aveva consegnato. Il giorno in cui fu ucciso aveva addosso circa 1.000 euro (nel frattempo c’era stato il passaggio lira-euro) mentre a casa furono trovati 22mila euro. Le forze dell’ordine scoprirono una pistola, a dimostrazione che temeva per la propria incolumità. A mezzanotte del 6 ottobre 2002 la sentenza di morte venne eseguita.
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