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11 Ottobre 2025 - 09:07
NAPOLI. L’ultimo maxi-processo che ha portato alla sbarra il gotha del clan Moccia assume sempre più i tratti di un thriller. Dopo la raffica di scarcerazioni arrivate alla fine di luglio scorso per decorrenza dei termini massimi di custodia cautelare e la successiva decisione del tribunale di accelerare l’iter con tre udienze a settimana, giovedì un nuovo colpo di scena ha rischiato di prendere corpo. I giudici della settima sezione, collegio a, accogliendo l’istanza con cui il collegio difensivo aveva eccepito la nullità delle residue misure cautelari, hanno deciso di annullare queste ultime per un difetto di iniziativa del pubblico ministero.
La Procura è però subito corsa ai ripari con una richiesta subordinata e così il divieto di dimora in Campania e nel Lazio, con obbligo di presentazione alla pg, è stato subito ripristinato per Angelo Moccia, Antonio Moccia, Gennaro Moccia (di Angelo), Luigi Moccia, Pasquale Credendino, Francesco Favella, Gennaro Rubiconti, Filippo Iazzetta, Francesco Di Sarno, Angelo Piscopo, Benito Zanfardino e Giovanni Esposito. Sventato dunque all’ultimo momento il rischio che i dodici imputati tornassero completamente a piede libero.
Intanto la prossima settimana non saranno celebrate nuove udienze per via dell’astensione proclamata dalla camera penale di Napoli per protestare contro l’accelerazione impressa al processo, con cui si andrebbe a minare il diritto di difesa. Del collegio difensivo fanno parte, tra gli altri, gli avvocati Saverio Senese, Gennaro Lepre, Claudio Davino, Dario Carmine Procentese, Nicola Quatrano, Annalisa Senese e Salvatore Pettirossi. Martedì scorso a tenere banco era stato invece l’intervento in aula del procuratore capo Nicola Gratteri, che ha indossato la toga per assistere in prima persona all’udienza. «Questo è un maxi-processo e le udienze devono essere prolungate e più frequenti», aveva dichiarato il procuratore Gratteri intervenuto nell’aula 215 del tribunale di Napoli dove era in corso il processo al clan Moccia.
Il procuratore, che ha indossato la toga, dopo avere preso la parola è stato protagonista di un botta in risposta con gli avvocati della difesa. Come è noto, qualche mese fa sono stati scarcerati tutti i componenti della famiglia Moccia ritenuti a capo dell’organizzazione malavitosa che della provincia di Napoli si estende, fino a Roma. Per accelerare l’iter il tribunale di Napoli ha deciso un aumento delle udienze settimanali e chiesto che venissero ascoltati un numero più cospicuo di testi ogni udienza. La risposta dell’Ordine degli Avvocati e della camera penale non si è fatta attendere: è stato subito sottolineato che la decisione presa dal facente funzione di presidente del tribunale di Napoli rappresenta, a loro dire, una violazione del diritto della difesa. E per questo motivo sono stati indetti quattro giorni di sciopero. In aula a rappresentare l’accusa c’erano i pm Ida Teresi e Ivana Fulco, poi affiancate, in via eccezionale, dal procuratore capo Gratteri.
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