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homo faber
11 Ottobre 2025 - 11:41
Angelo Scelzo e la copertina del libro su Bartolo Longo
POMPEI. È stato un homo faber, cultore dell'amicizia, "costruttore di ponti", uomo di fede e, il 19 ottobre prossimo, sarà proclamato santo da Papa Leone XIV. Il beato Bartolo Longo è una figura moderna, laico che "non è stato al suo posto", fermo ad aspettare o che ha generato assistenza, ma ha realizzato opportunità per gli umili, i più poveri ed emarginati.
È stata così delineata nel volume di Angelo Scelzo, "Bartolo Longo. La santità che si fa storia" (ed. D'Amato, con prefazione del cardinale Pietro Parolin), la figura dell'avvocato che venne da Latiano e trasformò, con fede nella Beata Vergine del Rosario, la "valle desolata" ai piedi del Vesuvio nell'attuale città di Pompei: "una città costruita intorno a un Santuario" è stato detto nel corso della presentazione del libro scritto dal già vicedirettore della Sala Stampa vaticana, direttore della rivista "Il Rosario e la nuova Pompei".
Ieri sera, nella Sala Marianna De Fusco, del Santuario dedicato alla Vergine del Santo Rosario di Pompei, erano presenti, con l'autore, il prefetto di Napoli, Michele Di Bari, il presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Campania, Ottavio Lucarelli, insieme a un folto numero di colleghi, tra cui Alfonso Pirozzi, molto legato ad Angelo Scelzo.
Ai relatori e alla folta platea in sala, ha rivolto un saluto l'Arcivescovo prelato di Pompei, monsignor Tommaso Caputo, che ha definito «San Bartolo esempio di laico a cui fare riferimento per raggiungere la vita eterna, con la passione e l'impegno civile per il bene della comunità».
Il tavolo è stato moderato da Matteo Bruni, direttore della sala stampa della Santa Sede. «Sono rimasto colpito dalle parole di Bartolo Longo - ha detto - sulla pace e sulla guerra. Oggi mancano uomini come lui, eroi della società civile, uomini santi pronti ad impegnarsi nella vita quotidiana».
Vincenzo Di Vincenzo, vicedirettore del Mattino, ha elogiato il futuro santo come «grande uomo italiano e del Mezzogiorno, che è venuto qui e si è dato da fare. Homo faber per i bisognosi».
Richiamando la recentissima prima esortazione apostolica di Papa Leone XIV, "Dilexi te" (Ti ho amato, ndr), Fabio Zavattaro, già vaticanista del TG1, ha delineato un parallelo tra l'opera attuata a Pompei da Bartolo Longo e gli insegnamenti di Papa Francesco, sulle cui orme è stato tracciato il documento di Robert Francis Prevost, sul tema del servizio ai poveri nel cui volto troviamo “la sofferenza degli innocenti”.
«Il Papa ha denunciato l’economia che uccide» ha ricordato Zavattaro» e come, nella "valle desolata" di Pompei, prima dell'arrivo di Bartolo Longo, ha aggiunto, «c'era la povertà estrema, ma lui andò contro corrente e, in un'epoca in cui si riteneva che i figli dei carcerati non avessero altro futuro se non diventare essi stessi dei delinquenti, seguendo le orme dei padri, destinati al carcere, accolse questi ragazzi e il primo tra loro divenne sacerdote». Poi ha anche raccontato quanto è possibile trovare nel libro di Angelo Scelzo, cioè i tanti santi che incrociarono in quegli anni la vita e le imprese di Bartolo Longo, come Caterina Volpicelli, Giuseppe Moscati e, seppure non si conobbero, anche San Padre Pio, che fu frequentemente in visita al Santuario fondato da Longo con la moglie Marianna De Fusco.
«Tanti furono i santi - ha aggiunto Bruni - che in quello stesso periodo si concentrarono in questo territorio, in numero quattro volte superiore alla Francia. Ognuno portava una pietra per costruire la Chiesa di Cristo».
Don Francesco Asti, preside della Pontificia Falcoltà Teologica dell'Italia Meridionale ha elogiato Scelzo per avere «costruito la storia di Bartolo Longo con la forma del romanzo, abbinando comunque il racconto ai fatti, come un buon narratore sa fare».
«Bartolo Longo, va ricordato - ha sottolineato Asti - fu capace di suscitare amicizia spirituale soprattutto nei tanti fanciulli e fanciulle affidati alle opere di carità in cui venivano cresciuti e formati. Ne sono testimonianza le tante lettere di questi ragazzi in cui esprimono sentimenti di gratitudine ed affetto, perché l'amicizia spirituale è di chi incontra Cristo, che è amico di tutti».
Scroscianti applausi per Angelo Scelzo che, in poche parole, ha ringraziato quanti hanno contribuito alla stesura del suo libro scritto «affinché possa affiancarsi alla proclamazione di Bartolo Longo santo, come strumento di conoscenza» più approfondita di un laico che ha conquistato il Paradiso.
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