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Tecnologi alimentari: «Senza tracciabilità non c’è sicurezza alimentare»

Il presidente dell'Ordine, Velotto: «L’intero sistema di garanzia salta»

Tecnologi alimentari: «Senza tracciabilità non c’è sicurezza alimentare»

Salvatore Velotto

Dopo i controlli e il sequestro di prodotti alimentari privi di tracciabilità nel territorio di Cusano Mutri, cresce l’attenzione sulla sicurezza della filiera agroalimentare locale. Per fare chiarezza, abbiamo intervistato il professor Salvatore Velotto, presidente dell’Ordine dei Tecnologi Alimentari di Campania e Lazio, docente di Tecnologie Alimentari all’Università San Raffaele di Roma e recentemente nominato nel Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare.
 
Partiamo dal concetto base: cosa intendiamo esattamente per “tracciabilità alimentare”?

«La tracciabilità è la possibilità di ricostruire e seguire il percorso di un alimento o di una materia prima lungo tutta la filiera: dalla produzione agricola alla trasformazione, fino alla distribuzione e al consumo. Ogni passaggio deve essere documentato, in modo da poter risalire con precisione a chi ha fornito un prodotto e a chi lo ha ricevuto. È uno strumento essenziale per garantire sicurezza, trasparenza e fiducia verso i consumatori»
 
Cosa accade, invece, quando questa tracciabilità manca, come nel caso di Cusano Mutri?

«Accade che l’intero sistema di garanzia salta. Se un prodotto non è tracciato, non è possibile conoscerne la provenienza, né verificare se sia stato manipolato o conservato correttamente. Sul piano igienico, questo significa che non abbiamo alcun controllo sulle condizioni di produzione; sul piano sanitario, vuol dire che esiste un rischio concreto per la salute del consumatore. Un alimento non tracciato è, per definizione, un alimento non sicuro».
 
Quindi si tratta non solo di un problema amministrativo, ma anche sanitario?

«Assolutamente. La tracciabilità è il cuore della sicurezza alimentare. In caso di contaminazione o sospetta tossinfezione, permette di identificare e ritirare rapidamente i lotti a rischio, evitando che il problema si diffonda. Senza di essa, le autorità non possono intervenire tempestivamente, e i prodotti potenzialmente pericolosi continuano a circolare. È un rischio inaccettabile in un sistema moderno di tutela della salute pubblica».
 
A livello normativo, cosa prevede la legge europea in questi casi?

«Il Regolamento (CE) n. 178/2002 stabilisce in modo chiaro che ogni operatore della filiera alimentare deve garantire la tracciabilità dei propri prodotti, sia in entrata che in uscita. Non è una facoltà, ma un obbligo di legge. La violazione di questo principio comporta sanzioni amministrative e, nei casi più gravi, anche responsabilità penali. La sicurezza alimentare non è negoziabile: è un dovere verso i cittadini».
 
Cusano Mutri è una realtà nota per la qualità dei suoi prodotti e per la Festa dei Funghi, simbolo del legame tra territorio e tradizione. Episodi di questo tipo possono danneggiare l’immagine di un’intera comunità?

«Purtroppo sì. La reputazione di un territorio si costruisce anche sulla serietà e la correttezza delle imprese che vi operano. Quando emerge un caso di mancata tracciabilità, non solo si mette a rischio la salute dei consumatori, ma si danneggia anche l’immagine delle tante aziende che lavorano in modo onesto e rispettoso delle regole. È fondamentale che tutti, dal piccolo produttore alla grande distribuzione, comprendano che la tracciabilità è anche un investimento sulla credibilità del proprio marchio».
 
Cosa si può fare concretamente per evitare il ripetersi di situazioni simili?

«Occorre potenziare i controlli e rafforzare la formazione. La cultura della sicurezza alimentare si costruisce ogni giorno, con attenzione, responsabilità e conoscenza. Serve maggiore sensibilizzazione tra gli operatori e anche tra i consumatori, che devono imparare a riconoscere l’importanza delle etichette e delle informazioni di origine. Inoltre, le nuove tecnologie digitali — dai sistemi blockchain ai database integrati — possono rendere la tracciabilità più semplice, immediata e trasparente».
 
Se dovesse riassumere in una frase il messaggio principale di questa vicenda?

«Direi che senza tracciabilità non c’è sicurezza alimentare. E senza sicurezza alimentare non c’è fiducia, né futuro, per il nostro sistema agroalimentare. Garantire la tracciabilità significa tutelare la salute dei cittadini, valorizzare il lavoro degli operatori onesti e proteggere il patrimonio enogastronomico del Paese».

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