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il fronte dei licei
14 Ottobre 2025 - 10:23
NAPOLI. Nonostante i segnali distensivi, il rilascio di buona parte degli ostaggi e i colloqui di pace, la protesta studentesca a Napoli contro la crisi in Medio Oriente ha raggiunto un nuovo livello di intensità. Dopo le azioni dei giorni scorsi, si allunga la lista degli istituti occupati. Gli studenti sono entrati al Margherita di Savoia unendosi alle tante realtà del centro storico che hanno deciso di esprimere il proprio dissenso riguardo la situazione a Gaza. Alla lista si sono aggiunti nelle ultime ore anche l'Istituto Casanova e il liceo Artistico Santissimi Apostoli e l’Artemisia Gentileschi, che attraverso i profili social dei rispettivi collettivi ha reso pubblica la scelta di proseguire nella protesta. L'occupazione arriva nel giorno della firma degli accordi di “pace” in Egitto, alla presenza di tantissimi leader mondiali. Questo in vista della manifestazione prevista per il 18 ottobre.
Nel frattempo gli studenti hanno interrotto le lezioni ordinarie per sostituirle con assemblee e iniziative autogestite. I professori, in alcuni casi, hanno espresso solidarietà nei confronti degli studenti. Gli studenti del Casanova, attraverso il "Collettivo Casanova" e il "Coordinamento Kaos", hanno chiarito le motivazioni della loro azione. L'occupazione non è definita come un gesto impulsivo, ma come una scelta consapevole e politica. «Abbiamo occupato perché non possiamo restare in silenzio, non possiamo fare finta di nulla davanti a ciò che sta accadendo nel mondo, davanti a un genocidio che si consuma sotto gli occhi di tutti» affermano gli studenti.
L'obiettivo è prendere una posizione netta: «Non vogliamo essere complici, siamo solidali con il popolo palestinese». Anche gli studenti del Santissimi Apostoli ribadiscono la gravità della situazione. Essi sottolineano che in Palestina diritti fondamentali come quello all’istruzione, alla casa, alla famiglia, alla religione e, in senso lato, il diritto di esistere, non sono più garantiti. In quanto artisti e studenti, denunciano la censura delle forme di comunicazione, il rischio che l'arte sia erroneamente etichettata come antisemitismo e la limitazione del diritto all'istruzione e al dissenso. La loro protesta si traduce in richieste esplicite alle istituzioni scolastiche: la scuola non deve essere complice. Per questo, chiedono l'interruzione di ogni forma di finanziamento, l'avvio di un boicottaggio verso marchi come Coca-Cola e la scelta di fornitori di informatica più etici di HP. L'occupazione simultanea di questi istituti a Napoli segnala una crescente politicizzazione della base studentesca e una ferma volontà di agire concretamente sui temi della solidarietà internazionale e della giustizia.
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