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Il processo
15 Ottobre 2025 - 09:59
Nel riquadro Massimiliano Esposito, alias “’o scognato”
NAPOLI. Racket sugli ormeggi dopo la permuta non andata a buon fine, il boss di Bagnoli evita la stanga in primo grado. Dopo l’ultimo arresto in cui è incappato alla fine dicembre scorso, Massimiliano Esposito, alias “’o scognato”, ieri pomeriggio è riuscito a limitare i danni al termine del rito abbreviato.
Difeso dagli avvocati Rocco Maria Spina e Claudio Davino, il ras flegreo, pur non ammettendo mai gli addebiti, è riuscito a cavarsela con una condanna a quattro anni di carcere. Due in meno rispetto a quanto chiesto dalla Procura in sede di requisitoria. Una permuta non finalizzata in favore di uno dei killer del clan degli Scissionisti, l’ombra del racket sugli ormeggi e infine la disperata denuncia prima che accadesse l’“irreparabile”.
Erano questi i pilastri su cui poggiava la delicata inchiesta che ha portato all’arresto del boss Esposito, accusato di una tentata estorsione quantificata in circa 30mila euro ai danni di un imprenditore di Coroglio, convocato ad aprile ’24 al cospetto del ras per “mettersi a posto”: «Mi sentivo intimorito - ha messo a verbale la vittima - il suo nome nella zona è molto conosciuto come persona abbastanza cattiva».
Il ras flegreo, dopo un breve periodo di latitanza, è ormai detenuto da mesi e proprio in carcere gli è stata notificata il 27 dicembre la nuova ordinanza di custodia cautelare. Tutto avrebbe avuto inizio oltre dieci anni fa: «Quando nell’estate 2010 - ha spiegato l’ormeggiatore alla Squadra mobile - ritirai un gommone in permuta per conto dell’azienda di cui ero titolare. Il gommone era valutato tra i 70 e i 75mila euro e il proprietario era una persona soprannominata “Pippone”».
Si trattava di Giuseppe Montanera, sicario degli Scissionisti di Secondigliano, che di lì a breve sarebbe stato arrestato e poi condannato all’ergastolo per l’omicidio dell’innocente Lino Romano. Per l’imprenditore bagnolese è l’inizio di un incubo. Dopo qualche tempo la sua azienda fallì e la nuova barca acquistata da Montanera non venne mai ritirata. Ma la camorra ha memoria lunga e il conto non sarebbe rimasto in sospeso a lungo.
Nel 2013 la vittima venne infatti avvicinata da un emissario della mala di Scampia, che avrebbe preteso 20-30mila euro. Cifra che non sarebbe stata però corrisposta: «Allora ti dobbiamo uccidere», fu la minaccia rivolta. A distanza di dieci anni, a luglio 2023, ecco che entra in scena Massimiliano Esposito, che tramite alcuni fedelissimi avrebbe a più riprese avvicinato e convocato l’imprenditore, che nel frattempo aveva messo in piedi un’attività abusiva di ormeggio nella zona di Coroglio.
Lo “scognato”, stando a quanto riferito dalla vittima, in occasione di un secondo incontro avrebbe quindi detto che «le persone di Secondigliano volevano i soldi che servivano per gli avvocati. Io ribadii che più di 1.000-1.500 euro al mese non potevo restituire». Esposito avrebbe poi avanzato un ulteriore pretesa: «Vedi che noi dobbiamo avere il regalo perché non hai pagato niente quest’estate, in quanto hai l’ormeggio abusivo, ora è Natale e vedi come devi fare». Ad aprile le nuove minacce e finalmente la denuncia.
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