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CAMORRA
16 Ottobre 2025 - 09:17
NAPOLI. Inchiesta dopo inchiesta, a dispetto della giovane età, Simone Bartiromo sembra essersi guadagnato sul campo il poco edificante status di star del narcotraffico internazionale. Il 34enne del rione Traiano, conosciuto negli ambienti criminali con l’alias di “Jet”, oltre che per i suoi rapporti trasversali con i clan Di Lauro, Amato-Pagano e Sorianiello, negli ultimi mesi è stato già raggiunto da diversi ordini di cattura, conditi anche da una lunga latitanza terminata l’estate scorsa. Ebbene, adesso il suo nome fa anche capolino negli atti dell’indagine della Procura di Milano, che l’altro ieri ha portato all’esecuzione di dodici arresti.
Tra questi, neanche a dirlo, c’è proprio il narcos Bartiromo. Pesante l’accusa vibrata dai pm meneghini nei confronti del 34enne “Jet”, indiziato di aver fatto parte di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di cocaina. Della holding avrebbero fatto parte anche altri esponenti di spicco della mala lombarda e calabrese: Giuseppe Grillo, ritenuto il capo e promotore, Domenico Papalia, Antonio Caruso, Francesco Caruso, Antonio Santo Perre, Ivan Reale Calafino, Michele Papalia, Francesco Varacalli, Giuseppe Varacalli, Salvatore Caravaglia, Luigi Marando e Antonio Barbaro. Bartiromo si scopre dalla lettura delle 304 pagine del provvedimento cautelare avrebbe fatto parte della “batteria” di narcos «stabilmente disponibile ad acquistare e ricevere ingenti quantitativi di stupefacente, recapitati su richiesta, senza trattative sul costo e consegnata a credito». Un vero e proprio trattamento di favore.
A Bartiromo viene contestato in particolare l’acquisto complessivo di 53 chili di cocaina, per un controvalore di oltre 1.885.650 euro. La “roba”, è l’ipotesi dei pm, sarebbe stata dunque pagata al prezzo di 35.000 euro al chilo. Dalla lettura dei capi di imputazione si apprendono poi ulteriori dettagli in merito all’affare. Grillo, Caruso e Perre sarebbero stati i responsabili della cessione a “Jet”, avvenuta nel corso di più viaggi registrati dagli inquirenti tra ottobre 2020 e gennaio 2021. Quanto alla destinazione della “coca”, i carichi sarebbero stati destinati al quartiere Scampia e in almeno un’occasione Bartiromo avrebbe versato un acconto di 115mila euro.
Al vertice dell’affare ci sarebbe stato Giuseppe Grillo, inquadrato come il dominus dell’organizzazione. Alle fasi intermedie che hanno preceduto le consegne avrebbero però preso parte anche altri soggetti, non ancora identificati. Quello di Bartiromo è ormai uno dei volti di spicco del narcotraffico. Era rimasto infatti l’unico latitante dell’inchiesta partita dalle intercettazioni a carico di Bruno Carbone, braccio destro del re dei broker della droga Raffaele Imperiale. Il 34enne originario di via Socrate al rione Traiano era salito sul podio più alto diventando il punto di riferimento per i clan di mezz’Italia meridionale interessati all’acquisto di grandi partite di stupefacenti. Il 16 luglio scorso, dopo tre anni, la sua fuga è finita ad Alicante, in Spagna.
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