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La protesta studentesca

Serra e Pansini occupati, ma Città Metropolitana minaccia: riprendere le lezioni

Aragno: «Manfredi, una delusione. Sgombero coatto è schiaffo alla città»

Serra e Pansini occupati, ma Città Metropolitana minaccia: riprendere le lezioni

NAPOLI. La protesta studentesca a Napoli in solidarietà con la Palestina ha raggiunto un nuovo livello, con l'adesione, ieri, degli istituti Serra e Pansini che si aggiungono alla lunga lista di scuole occupate nel capoluogo campano.

Gli studenti hanno dichiarato di aver agito in forma «pacifica e responsabile», promettendo di lasciare le strutture in condizioni migliori di come le hanno trovate e assumendosi ogni responsabilità per eventuali danni. Le motivazioni della protesta sono duplici e intrecciate. Da un lato, i ragazzi sollevano la necessità di far sentire la propria voce riguardo a problemi interni agli istituti, richiedendo maggiore sicurezza, pulizia e servizi ad oggi mancanti.

Dall'altro, emerge con forza la volontà di non restare indifferenti di fronte alla crisi in Palestina, esprimendo solidarietà verso i bambini e le scuole palestinesi che «per molto tempo non avranno un’istruzione, non avranno una vita». La critica si estende al Governo italiano per la sua linea politica sulla crisi di Gaza.

A fare da contraltare alla mobilitazione studentesca è la decisa presa di posizione della Città Metropolitana di Napoli. L'ente, guidato dal sindaco metropolitano Gaetano Manfredi, ha inviato una nota urgente alla Prefettura e alla Questura, chiedendo il rapido sgombero di diversi istituti scolastici occupati, tra cui Mercalli, Umberto, Mario Pagano, il liceo Artistico statale, il Vittorio Emanuele e il Lucrezio Caro.

Il motivo dell'urgenza non è solo il ripristino delle attività didattiche, ma soprattutto il timore di gravi ripercussioni sui finanziamenti del Pnrr. La Direzione servizi tecnici scuole teme che le occupazioni, rendendo impossibile la prosecuzione degli appalti in corso in diversi edifici, possano compromettere il rispetto dei cronoprogrammi e il raggiungimento delle milestone cruciali, esponendo l'ente a potenziali sanzioni economiche.

La nota evidenzia che ogni giorno di fermo dei lavori determina una mancata produzione nell’ordine di diverse migliaia di euro. Inoltre, la Città Metropolitana denuncia un «concreto rischio di vandalizzazioni» e la possibilità di incidenti e infortuni per via della mancata sorveglianza delle aree di cantiere e degli spazi scolastici, molti dei quali contengono beni architettonici di rilevante interesse storico. La richiesta di intervento della forza pubblica ha immediatamente scatenato una dura polemica politica e sociale.

Lo storico Giuseppe Aragno è intervenuto pubblicamente, lanciando un appello contro la linea della Città Metropolitana. Aragno ha accusato il sindaco Manfredi di trovare «nuova occasione per deludere la cittadinanza di Napoli» e ha definito lo sgombero violento come un «rinnovato appoggio al progetto sionista» e uno schiaffo alla città.

Lo storico ha poi invitato le forze politiche che sostengono Manfredi a prendere le distanze da una decisione ritenuta «brutale e priva di una qualunque legittimazione politica e morale», sottolineando come la città si sia stretta attorno ai suoi ragazzi e alla causa di Gaza. La controversia evidenzia il difficile equilibrio che le istituzioni a Napoli devono affrontare tra il rispetto della legalità e la gestione di una protesta studentesca motivata da ragioni sociali e geopolitiche di vasta portata.

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