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Camorra
18 Ottobre 2025 - 09:44
Nei riquadri gli imputati Pasquale, Antonio e Giovanni Scognamiglio, Oscar Pecorelli “’o pastore”, Bernardo Torino e Cesare Duro
NAPOLI. Agguati, droga e racket per strappare il monopolio degli affari criminali a Miano, boss e gregari dei clan rivali Scognamiglio e Pecorelli-Catone incassano il primo verdetto giudiziario e quella che ne viene fuori è una vera stangata.
Il gip Giordano, pur riconoscendo a diversi imputati - anche “eccellenti” - il vincolo della continuazione con altre condanne, ha inflitto diciotto condanne per un ammontare di oltre 220 anni di carcere. Pene pesanti soprattutto per i capi e promotori delle cosche, che hanno sfiorato i 20 anni a testa.
Questo, nel dettaglio, il dispositivo letto ieri pomeriggio al termine del processo celebrato con il rito abbreviato: Antonio Castelluccio, 10 anni in continuazione; Gennaro Catone, 13 anni e 8 mesi; Drame Ousmane Celentano, 3 anni e 2 mesi; Cesare Duro, difeso dall’avvocato Dario Carmine Procentese, 13 anni e 8 mesi in continuazione con altre due sentenze; Lusa Isaia, 14 anni; Rosario Morisco, difeso dall’avvocato Nicola Pomponio, 16 anni in continuazione con altre due sentenze per tentato omicidio e armi; Giovanni Mascioli, 16 anni in continuazione; Mariano Natale, 10 anni; Fabio Pecoraro, 17 anni in continuazione; Oscar Pecorelli “’o pastore”, 15 anni e 8 mesi; Rosario Pecorelli, 3 anni e 2 mesi; Pasquale Romano, 12 anni; Salvatore Ronga, 16 anni in continuazione; Antonio Scognamiglio, 12 anni e 8 mesi; Giovanni Scognamiglio, 12 anni; Pasquale Scognamiglio, 19 anni in continuazione (gli Scognamiglio erano tutti difesi dall’avvocato Domenico Dello Iacono); Gennaro Sepe, 14 anni e 4 mesi; Bernardo Torino, difeso dagli avvocati Leopoldo Perone e Dello Iacono, 9 anni e 8 mesi.
Le motivazione saranno depositate entro 90 giorni. Le indagini condotte da carabinieri e polizia, il 26 giugno 2024, avevano portato all’esecuzione di 18 arresti e al chiarimento di due omicidi eccellenti. Il 22 aprile 2021 Salvatore Milano, detto “Totore ’o Milan”, stava bevendo un caffè in un bar di Miano quando, nella ricostruzione dell’accusa, Carlo Perfetto segnalò la sua presenza ai soci in appostamento armati nei dintorni.
Poco dopo entrarono nel locale Giovanni Scognamiglio e Fabio Pecoraro, sparando entrambi sul bersaglio, affiliato ai Lo Russo in buoni rapporti con i Pecorelli-Catone. Per l’omicidio sono indagati anche Salvatore Ronga e Bernardo Torino. Era il 24 giugno 2021 e sia pur con atteggiamento circospetto, Antonio Avolio girava in scooter.
Non si insospettì notando che si avvicinava a lui Luca Isaia, quindi non ebbe il tempo di tentare una fuga. Fu centrato alla testa e morì all’istante, cadendo dal mezzo. Dell’agguato sono accusati, oltre al presunto sicario, Emmanuele Palmieri, Fabio Pecoraro, Salvatore Ronga, Pasquale, Antonio e Giovanni Scognamiglio, padre e figli.
Prima del delitto ci fu un summit da cui emerse la volontà di ammazzare Pecorelli “’o pastore” (cugino del più noto ras detenuto Oscar Pecorelli “’o malommo”). Sui due fatti di sangue farà però chiarezza la Corte di assise di Napoli.
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