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La polemica
22 Ottobre 2025 - 16:25
“Napul è”: la città che ha conosciuto, negli ultimi anni una crescita turistica senza precedenti. Dopo il forte incremento del 2024, il 2025 segna un nuovo record, con presenze ormai prossime ai venti milioni. Solo nel mese di settembre si è registrato un afflusso straordinario, e nei fine settimana festivi la città accoglie oltre un milione di visitatori. Una tendenza che conferma l’attrattiva di Napoli, ma che al tempo stesso mette alla prova la capacità dei servizi e la sostenibilità del flusso turistico.
Perché l’aumento dei flussi vuol dire sovraccarichi per la città che di pari passo dovrebbe fornire risposte adeguate in termini di servizi per chi la abita e per chi ci lavora. Infrastrutture, rispetto per l’ambiente, manutenzione viaria. Per citarne alcune.
Napoli è tutta un simbolo di sé stessa, della sua identità culinaria, musicale, mediterranea, artistica, storica e chi più ne ha più ne può scrivere, perché non c’è angolo, viuzza, piazzetta o piazza che non racconti qualcosa per questa Sirena che festeggia 2500 anni e non si concede lifting ma solo consumo.
Un’estate, quella appena trascorsa, senza poter ammirare il porticato più iconico della Città, quello della Chiesa di San Francesco, per esempio, o da lì ammirare il frontone di Palazzo Reale seduti sulle gradinate.
È degli ultimi giorni la polemica sul basolato di Via Chiaia che salta e provoca continui inciampi e incidenti per i pedoni. «Le tecniche usate 20 anni fa si sono rivelate sbagliate. – ha dichiarato l’assessore Cosenza - Ora sappiamo dove intervenire meglio, come abbiamo fatto in via Partenope».
Fatto è che il quartiere, la strada sono “ostaggio” di incuria e di una viabilità non rispettosa di residenti e lavoratori. E «oggi – dicono i fondatori dell’Associazione Chiaia Community Street, che di Via Chiaia provano a prendersi cura – possiamo dire anche un luogo la cui voce resta inascoltata dalle istituzioni».
E a fare una passeggiata lungo le sinuosità di Via Chiaia, strada simbolo del commercio e dell’eleganza napoletana, si constata lo stato di abbandono di cui riferiscono, preoccupati, i sodali di Chiaia Community Street APS che riunisce gli esercenti della zona.
«La nostra Associazione è nata, all’inizio del 2025, dopo una informale attività nel 2024, dalla volontà di creare aggregazione sociale e culturale, preoccupati dello stato in cui abbiamo visto involvere la strada» dicono.
«Lo scorso anno, quando Napoli non ha avuto le luminarie di Natale, ci siamo presi in carico noi, grazie al contributo unico di Fastweb SPA, di illuminare la strada, a costo zero per il Comune e – dicono ancora - poi abbiamo proseguito il nostro lavoro aprendo un dialogo con volontà di migliorare la nostra via, ma ogni richiesta inviata agli indirizzi delle Istituzioni è rimasta inascoltata».
E così quella che un tempo era considerata il salotto buono di Napoli è oggi, a quanto pare, una zona che a fatica a mantiene il suo storico prestigio.
«Non chiediamo favori ma collaborazione e rispetto» sottolinea Salvatore Bifani, presidente di Chiaia Community Street APS.
«Abbiamo inviato PEC all’indirizzo dei dirigenti Asia Napoli, la municipalizzata che gestisce la raccolta dei rifiuti, proponendo di lavorare insieme per migliorare la gestione della differenziata e ridurre i cumuli di spazzatura che si formano durante il giorno e la sera. - continua - Ma da parte loro nessuna risposta concreta, solo burocrazia e rimbalzi di responsabilità. Così anche i vari incontri avuti con la Municipalità e Assessori non hanno avuto alcun prosieguo delle nostre rimostranze».
Il tema dei rifiuti è solo uno dei nodi al centro delle lamentele. L’associazione ha infatti avanzato anche la richiesta di adottare alcune aree di verde pubblico, oggi lasciate all’abbandono, per occuparsene direttamente e restituire alla comunità un minimo di ordine e bellezza. Ma anche in questo caso, le risposte si sono fatte e si stanno facendo attendere.
«La nostra buona volontà non trova riscontro in una classe politica e in uffici che, a quanto pare, non vogliono il coinvolgimento dei cittadini. - continua Bifani -Via Chiaia è trattata come un bancomat da consumo per i turisti, ma intanto nessuno si occupa della manutenzione del manto stradale, per esempio e della conseguente sicurezza. Le nostre richieste restano inascoltate mentre il quartiere perde, insieme alla dignità anche la propria identità».
Negli ultimi anni, la via ha visto un progressivo aumento di negozi di scarsa qualità e prodotti importati, mentre le storiche botteghe artigiane e le attività di tradizione napoletana faticano a resistere o a trovare accoglienza nelle domande di affitto.
«Aumentano le cineserie e scompaiono le eccellenze. - denunciano ancora i sodali della Community - È un segnale di un degrado non solo estetico ma anche culturale. Eppure, noi restiamo qui, con la volontà di collaborare e costruire. Ma senza un impegno concreto delle istituzioni, la strada rischia di perdere per sempre la sua anima».
L’associazione Chiaia Community Street chiede un confronto diretto con l’amministrazione comunale e le partecipate, per avviare un piano di riqualificazione condiviso che ascoltino le reali esigenze espresse. Tra le priorità: la manutenzione della pavimentazione, un piano per la raccolta differenziata più efficiente, interventi di decoro urbano e un maggiore presidio contro l’abusivismo e l’illegalità minore.
«Il futuro di Via Chiaia dipende da tutti noi - concludono - ma senza ascolto e partecipazione, rischiamo di consegnare ai turisti una cartolina sbiadita, e ai cittadini un luogo che non riconoscono più».
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