Tutte le novità
camorra
28 Ottobre 2025 - 09:17
NAPOLI. Dopo il maxi-blitz di dicembre scorso, con l’esecuzione di oltre cinquanta arresti, per la nuova cupola del clan Amato-Pagano si avvicina il momento della prima verità giudiziaria. Ieri mattina, davanti al gup Villano, si è conclusa l’udienza preliminare che ha portato alla sbarra la cosca capeggiata, secondo la ricostruzione della Dda, dall’emergente ras Debora Amato, figlia della boss detenuta Rosaria Pagano e del defunto Pietro Amato. Tutti gli imputati hanno chiesto di essere giudicati con il rito abbreviato, puntato così a un importante sconto di pena in caso di condanna. Soltanto in due, Antonino Del Bono e Antonio Minale, hanno invece optato per il dibattimento.
Monica Amato, sorella di Debora, e Anna Tramontano avevano chiesto il patteggiamento, ma l’istanza è stata respinta. Il processo riprenderà il mese prossimo con la discussione del pubblico ministero. Dopodiché toccherà al collegio difensivo (composto, tra gli altri, dagli avvocati Domenico Dello Iacono, Roberto Saccomanno, Luigi Senese, Rocco Maria Spina, Antonio Rizzo, Gandolfo Geraci, Andrea Di Lorenzo e Michele Caiafa) provare ad aprire una crepa in un quadro indiziario rivelatosi fin qui granitico.
Pesantissime, del resto, le accuse formulate dalla Procura carico della costola del clan degli Scissionisti che sarebbe stata diretta da Debora Amato. Il clan, dopo gli arresti dei capi storici, si era riorganizzato sotto l’egida delle sorelle Debora e Monica Amato. Oltre ai tradizionali traffici di droga, business principale della storica cosca con basi a Secondigliano, Melito, Mugnano e Arzano, c’era di più. Gli inquirenti hanno ricostruito l’attività di controllo delle aste giudiziarie, l’aggressione ai bonus fiscali, il racket spiegato dai maggiorenni ai minorenni: cosa dire e quando parlare, in una specie di università del crimine. Importante era taglieggiare, incutere timore e portare a casa i soldi del “pizzo”.
L’indagine ha messo sotto i riflettori i discendenti degli Amato-Pagano, in uno scenario di infiltrazione criminale fondato sul rapporto tra detenuti e affiliati liberi. Tra gli episodi più raccapriccianti ricostruiti dalla Dia grazie all’attività di intercettazione telefonica e ambientale, quello di un padre che proponeva scherzosamente alla bimba di portarla con sé mentre compiva un’estorsione. Dopo avere contato i soldi del “pizzo” accumulato fino a quel momento, circa 3.500 euro, l’uomo decise di passare a chiederlo anche a un bar e a una concessionaria.
Dopo essersi messo in movimento in sella a uno scooter, incontra la compagna e la figlioletta, alla quale disse: «Mò babbo ti porta a fare l’estorsione». Per il protagonista dell’episodio il giudice aveva disposto la custodia in carcere. Nel direttorio del clan, oltre a Debora Amato, c’erano Gennaro Liguori (marito della nipote di Raffaele Amato del ’65); Enrico Bocchetti ed Emanuele Cicalese e Domenico Romano (marito di Debora Amato). Con l’udienza celebrata ieri, il processo di primo grado entra nella fase clou.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Copyright @ - Nuovo Giornale Roma Società Cooperativa - Corso Garibaldi, 32 - Napoli - 80142 - Partita Iva 07406411210 - La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo - Il giornale aderisce alla FILE (Federazione Italiana Liberi Editori) e all'IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo giornale può essere riprodotta con alcun mezzo e/o diffusa in alcun modo e a qualsiasi titolo