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Quartieri Spagnoli

Minacce sui social dopo l’agguato

L’avvertimento dall’ospedale del 17enne ferito a colpi di pistola: «Non è finita qua»

Minacce sui social dopo l’agguato

Nel riquadro Salvatore Percich

NAPOLI. «Non è finita qua». Anche se ferito gravemente e piantonato in stato d’arresto, il 17enne L.L. ha avuto forza e spirito dal letto d’ospedale per postare una foto con la scritta apparentemente minacciosa. I carabinieri hanno acquisito la schermata, inserendola nell’ordinanza di custodia cautelare che ha fatto luce sulla notte di fuoco del 19 settembre scorso ai Quartieri Spagnoli.

Prima l’agguato a I.C. costato il ferimento a Umberto Catanzaro, che non era il bersaglio ma era in compagnia dell’altro in quel momento; poi la vendetta del minorenne contro il coetaneo in vico Monteroduni: L.L., appunto. Tutto nell’arco di un’ora. Per gli investigatori di carabinieri e polizia, con questi ultimi che hanno risolto il caso della seconda sparatoria, il quadro d’insieme sarebbe chiaro.

All’interno del gruppo di giovani riuniti intorno a Salvatore Percich si sono create delle fibrillazioni, sembra per questioni economiche. Poi il ras avrebbe deciso di uccidere I.C. anche per la diffusione di un video hot in cui compariva una sua congiunta e così è stato organizzato l’agguato compiuto in via Conte di Mola.

Solo che il 17enne è rimasto illeso mentre ci andava di mezzo Umberto Catanzaro, 23enne ancora ricoverato in ospedale per le conseguenze di un colpo d’arma da fuoco all’addome. Un peso importante nelle indagini lo hanno avuto le intercettazioni ambientali.

«Tu l’hai visto? Chi è stato?». «Sì, Percich... il vecchio (per non confonderlo con il figlio omonimo, ndr)».

Catanzaro, in ospedale sotto choc e debole per le ferite, non pensava di essere registrato da una microspia abilmente posizionata e parlò liberamente con la madre, facendosi sfuggire una frase che indirizzò gli investigatori dell’Arma verso il ras ritenuto vicino ai Mazzarella.

Premesso che il 45enne e gli altri indagati devono essere considerati innocenti fino all’eventuale condanna definitiva, gli investigatori hanno raccolto spunti importanti dalle intercettazioni e da una serie di voci confidenziali secondo le quali a sparare contro di lui erano stati Salvatore Percich, un suo familiare e L.L., che invece arrivò tardi all’appuntamento e non partecipò alla spedizione. Un altro passaggio importante è rappresentato da uno spezzone di conversazione tra Catanzaro e il suocero, al quale raccontava che i tre sullo scooter stavano «con le maschere».

Allora il congiunto gli chiese: «Come fai allora a saper chi è stato». «Il motorino», disse il 23enne che aveva riconosciuto il mezzo usato per l’agguato. Umberto Catanzaro non era l’obiettivo del raid, mirato a uccidere I.C., rimasto invece illeso e subito pensò di vendicarsi.

Un’indagine dei poliziotti della Omicidi della Squadra mobile della questura ha infatti permesso di individuarlo come il presunto autore del ferimento di L.L. in via Monteroduni, nell’appartamento della fidanzata: Anna Nesa, arrestata con l’accusa di aver aiutato gli autori dell’agguato al 17enne in via Conte di Mola. La donna è stata riconosciuta nelle immagini per un tatuaggio sul braccio.

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