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02 Novembre 2025 - 09:00
Nel riquadro il ras degli Scissionisti, Guido Abbinante, capo dell’omonimo clan di Scampia
NAPOLI. Faida del Principino, dopo la raffica di condanne arrivate a gennaio 20234 al termine del giudizio di primo grado, entra nella fase clou anche il processo di appello. Lo stralcio che vede imputati innanzi alla Corte di assise di appello di Napoli i boss di Scampia Guido Abbinante e Raffaele Abbinante, accusati dell’omicidio di Umberto Zovasco, detto il “polacco”, nei giorni scorsi ha visto protagonista la requisitoria del procuratore generale.
La pubblica accusa, sulla scorta delle dichiarazioni dei pentiti e di quanto già emerso nel rito abbreviato, ha chiesto la conferma per i due ras delle condanne a trent’anni di carcere a testa. La scia di sangue passata alla storia come la “faida del Principino” inizia a metà anni Novanta in seguito al delitto di Vincenzo Esposito, alias “il principino”, rampollo del clan Licciardi assassinato dopo una rissa in discoteca con alcuni affiliati al clan Di Lauro, all’epoca ancora un tutt’uno con gli Amato-Pagano, e strettamente alleato con i Lo Russo di Miano.
Antonio Prestieri era così imputato per il tentato omicidio di Carmine Brancaccio, avvenuto alla Masseria Cardone il 17 marzo 1997, dopo la rissa in discoteca tra un gruppo dei Licciardi guidato da Esposito “il Principino” e alcuni giovani esponenti dei Di Lauro, tra cui Gennaro Romano. Paolo Di Lauro, Antonio Leonardi e Gennaro Russo dovevano rispondere dell’omicidio di Pasquale Benderi “Peugeot”, affiliato ai Di Lauro, assassinato a Melito il 25 marzo 1997 in quanto sospettato di essere un confidente della polizia.
Di Lauro, Sabatino e Raffaele Amato (poi stralciato) sono indagati per l’omicidio di Ciro Cianciulli, che voleva passare coi Licciardi, ucciso il 3 aprile 1997. Di Lauro, Lo Russo, Leonardi, Maurizio Prestieri e Trambarulo sono stati imputati per gli omicidi di Francesco Fusco e Armando Esposito: era la risposta all’omicidio del “Principino”, avvenuta il 7 aprile 1997.
Gli altri delitti contestati sono quelli di Eduardo Cianciulli, Giuseppe Balestrieri, Gennaro Romano, Raffaele Ruggiero e il tentato omicidio di Antonio Ruggiero “Tonino sette botte”, Renato Tramontano e Umberto Zovasco, conosciuto come il “polacco”: proprio per quest’ultimo omicidio Guido e Raffaele Abbinante sono stati condannati in primo grado a 30 anni di reclusione ciascuno.
Nell’udienza celebrata a dicembre 2023 non sono mancati alcuni importanti colpi di scena: Giuseppe Lo Russo, Gennaro Trambarulo e Rito Calzone avevano infatti deciso di ammettere le proprie responsabilità, confessando il proprio coinvolgimento nella “faida del Principino”.
Diametralmente opposta la linea processuale di “Ciruzzo ’o milionario”, Raffaele Abbinante, Guido Abbinante e Raffaele Perfetto, che avevano invece deciso di non confessare. Mossa che a Di Lauro era probabilmente costata l’ergastolo. Stessa pena anche per il killer Raffaele Perfetto. Trent’anni a testa hanno invece rimediato i ras degli Scissionisti Guido Abbinante e Raffaele Abbinante.
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