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Il verdetto

Clan e movida, assolti gli Esposito

Il tribunale dispone il dissequestro delle aziende, ma arriva la beffa: solo il Club Partenopeo è ancora attivo

Clan e movida, assolti gli Esposito

Nella foto a sinistra l’ex portiere del Napoli Pepe Reina con Gabriele Esposito, in quella a destra i tre fratelli fino a ieri imputati

NAPOLI. Il loro calvario giudiziario, dopo otto interminabili anni, è arrivato al capolinea: tutti assolti dall’accusa di aver ripulito i soldi del clan Contini tramite le proprie imprese e attività commerciali. Da oggi i fratelli Francesco, Gabriele e Giuseppe Esposito sarebbero così dovuti rientrare in possesso del loro “impero”.

Peccato che di quest’ultimo resti oggi davvero poco, a parte la punta di diamante rappresentata dalla nota discoteca di Coroglio, Clun Partenopeo. Tutte le altre società, cioè la New Toys cui faceva capo la celebre catena di negozi di giocattoli, la paninoteca Sand di Chiaia e un’agenzia di scommesse di piazza Mercato, hanno chiuso i battenti durante l’amministrazione giudiziaria.

Agli imprenditori di Posillipo resta però la soddisfazione, seppur tardiva, di aver visto sgretolarsi le pesanti accuse che nel lontano 2018 avevano portato al loro arresto: riciclaggio aggravato dal metodo e dalla finalità mafiosi. Come anticipato dall’edizione di ieri de “Il Mattino”, determinanti si sono rivelate le argomentazioni portate in aula dal loro difensore, l’avvocato Roberto Saccomanno, riuscito nell’impresa di ribaltare un quadro indiziario rivelatosi a lungo granitico.

Non a caso la Dda di Napoli aveva invocato, al termine della requisitoria, 15 anni di carcere per Gabriele Esposito, 12 anni per Giuseppe Esposito, 9 anni per Francesco Esposito, 9 anni a testa per Diego La Monica e Antonio Greco. La linea difensiva, supportata dall’escussione di numerosi pentiti eccellenti, su tutti l’ex affiliato ai Contini Teodoro De Rosa, oltre ad altri ex ras dei clan Sarno e Palazzo, al termine del dibattimento è però riuscita a spuntarla.

Determinante si è rivelata, oltre alla perizia di parte incaricata degli accertamenti patrimoniali, anche la conclusione cui è giunto il perito del tribunale, rivelatasi del tutto convergente con quella del difensore Saccomanno. Da qui la decisione della sesta sezione penale (presidente Alfano) di assolvere con formula piena i tre fratelli Esposito, Teresa Esposito (moglie di Gabriele), Carmela Russo (moglie di Giuseppe), La Monica e Greco.

Per le due donne anche la Procura aveva chiesto l’assoluzione. Esclusa l’aggravante mafiosa, i giudici hanno poi dichiaro prescritto il reato contestato di intestazione fittizia di beni. Soltanto Gabriele Esposito ha rimediato una modesta condanna a 2 anni per un episodio di violenza privata: una rissa che lo vide protagonista insieme a un pr del Teatro Posillipo, al quale diede un morso.

Il tribunale ha infine disposto il sequestro di tutti i beni confiscati all’epoca degli arresti: il Club Partenopeo, la società New Toys, il bar paninoteca Sand e l’agenzia di scommesse di piazza Mercato. Attività di cui gli Esposito sarebbero quindi dovuti rientrare in possesso. L’unica però ancora attiva con profitto è la discoteca di Coroglio. Agli atti dell’inchiesta, vale la pena ricordarlo, c’erano anche alcune telefonate tra l’allora portiere del Napoli Pepe Reina e i manager di Posillipo, tra cui c’era un solido rapporto di amicizia.

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