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Camorra

Il clan Polverino si ricompatta, fuori i due fedelissimi del boss

Il cognato e il genero di “Peppe ’o barone” scarcerati dopo lo sconto di pena

Il clan Polverino si ricompatta, fuori i due fedelissimi del boss

Giuseppe Polverino

NAPOLI. Due scarcerazioni a dir poco eccellenti rischiano di mettere in subbuglio gli ambienti della mala dell’area flegrea. Ieri mattina sono stati scarcerati, su revoca della misura cautelare, Michele Marchesano e Luigi Esposito, rispettivamente cognato e genero del capoclan maranese Giuseppe Polverino, alias “Peppe ’o barone”.

Sul primo, in particolare, pendeva l’accusa di aver gestito per anni l’impero economico della temibile cosca. Il colpo di scena si è però consumato davanti ai giudici della seconda sezione della Corte di appello di Napoli, chiamati a un nuovo pronunciamento dopo l’annullamento disposto dalla Cassazione.

Il collegio difensivo composto dagli avvocati Domenico Dello Iacono, Luca Gili e Raffaele Esposito, all’esito del cosiddetto “giudizio rescissorio” ha ottenuto un forte sconto di pena: Marchesano è così passato da 16 anni di carcere a 9 anni, Esposito da 12 anni a 6 anni. Per gli altri coimputati il processo di appello-bis è invece ancora in corso.

Sta di fatto che, con le pene ormai quasi dimezzate, i giudici hanno disposto la revoca della misura e ieri mattina Marchesano ha lasciato il penitenziario di Ancona nel quale si trovava detenuto, Esposito quello di Cosenza. Entrambi, almeno fino all’eventuale condanna definitiva, sono tornati a piede libero.

Le loro scarcerazioni potrebbero però adesso innescare più di qualche tensione negli ambienti della criminalità organizzata dell’area flegrea. Non è un caso che il cognato del boss Polverino, nell’ormai lontano 2017, avesse subito un grave agguato di chiaro stampo camorristico. Nei mesi scorsi erano tra l’altro tornati a piede libero anche altri cinque affiliati di punta: Felice Moraca, Diego Giarra, Alessandro De Luca, Vincenzo Polverino e Claudio Visconti.

L’ultimo provvedimento cautelare era stato notificato nel 2020 alla “frangia” rimasta fedele a Giuseppe Polverino che, dopo la decimazione del clan, si era trovata in contrapposizione armata contro gli Orlando. Le indagini, svolte dal 2014 al 2017, avevano consentito di raccogliere, a carico degli arrestati, indizi di reità in ordine alla loro partecipazione alle dinamiche criminali nell’area maranese.

Tra gli indagati figuravano Vincenzo Polverino, reggente dell’organizzazione, e Michele Marchesano, con compiti di gestione dell’immenso patrimonio immobiliare del clan, rispettivamente cugino e cognato del boss Giuseppe Polverino, figure apicali attorno alle quali si sono aggregati i fedelissimi del “Barone”.

Ed ancora, figuravano Ciro Cappuccio e Armando Del Core, entrambi condannati in via definitiva all’ergastolo in qualità di esecutori materiali dell’omicidio di Giancarlo Siani, il cronista de “Il Mattino” trucidato la sera del 23 settembre 1985.

In considerazione dello status detentivo, i due non figuravano però tra i destinatari del provvedimento cautelare. Era stato accertato che i Nuvoletta prima e poi i Polverino e gli Orlando provvedevano al sostentamento economico delle famiglie dei due killer mai pentitisi.

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