Speciale elezioni
l'intervista
07 Novembre 2025 - 13:39
Niroshika Lidia Gurusinghe con l'assessore alle Politiche sociali Luca Trapanese
NAPOLI. Niroshika Lidia Gurusinghe è la neoeletta presidente della Consulta degli Immigrati del Comune di Napoli. Trentacinque anni, mediatrice culturale e attivista per i diritti degli immigrati, Lidia è nata in Italia da genitori stranieri e rappresenta la voce della comunità srilankese a Napoli, comunità che dal “Rapporto Immigrazione Caritas Migrantes” appena pubblicato risulta la più numerosa e tra le più radicate nel centro cittadino. Nominata il primo ottobre dall'assessore comunale al Welfare Luca Trapanese, la rappresentante del Comitato italo-srilankese in Campania (associazione ITASL) è stata eletta a portavoce delle oltre 30 associazioni interne alla Consulta impegnate, a vario titolo, in materia di immigrazione. L'obiettivo dell'organo consultivo nato nell'epoca De Magistris è quello di fare da ponte tra le realtà che rappresentano le diverse nazionalità presenti in città e la comunità locale, favorendo la partecipazione dei cittadini immigrati alla vita sociale ed istituzionale di Napoli.
Che esperienze ha avuto fin qui?
«Ho sempre fatto attività sociale a favore degli immigrati, con la mia associazione, abbiamo partecipato a diversi eventi in tema di intercultura ed integrazione, raccontato le storie delle seconde generazioni in vista del referendum che si è svolto lo scorso giugno per abbassare da 10 a 5 anni il periodo di residenza per ottenere la cittadinanza italiana, senza però purtroppo raggiungere il quorum. Un'occasione mancata: sarebbe stato un piccolo passo per cambiare una legge vecchia di 30 anni».
Cosa farebbe immediatamente, avendone la possibilità?
«Uno degli ostacoli che dobbiamo affrontare insieme è che le leggi sull’immigrazione e sulla cittadinanza sono ormai obsolete. Occorre una riforma seria, che non abbia paura di riconoscere che l’Italia è già multiculturale, internazionale, in rapporto continuo con il mondo. In un momento storico in cui già si stanno formando le terze generazioni, l'anello debole restano le seconde generazioni, che vivono ancora in una sorta di limbo...».
Cosa intende per limbo?
«Che vivono un'ambiguità di fondo: per gli italiani sei straniero e per il paese straniero sei italiano. Secondo la legge attuale, quando nasci in Italia, devi dimostrare di avere una residenza continuativa fino ai 18 anni per avere la cittadinanza di nascita; quando poi diventi maggiorenne, non sei più tutelato, per cui o devi avere un contratto regolare di lavoro o devi dimostrare di studiare per avere il permesso di soggiorno, altrimenti sei irregolare».
Lei ha mai vissuto episodi di razzismo?
«Sì, da piccola, già a 5 anni, ho dovuto cambiare scuola perché mi chiamavano “nera” e mi escludevano. Compiuti i 18 anni, ho avuto problemi ad avere la cittadinanza: all'epoca, ero residente a Casoria ma il Comune non era preparato all'iter da fare, mi chiesero una serie di documenti inutili che rallentarono tutto. Sono riuscita a diventare cittadina italiana solo dopo 6 anni e grazie all'aiuto di un avvocato. Nel mentre, sono stata costretta ad andare in Srilanka per poter almeno avere la cittadinanza srilankese, altrimenti sarei risultata apolide. Oggi ho la doppia cittadinanza, ma l'eccesso di burocrazia è un vero fardello».
Cosa farà come presidente della Consulta degli immigrati?
«Nei due anni che sarò in carica, ascolterò le varie voci che fanno parte della Consulta, faremo dei gruppi di lavoro su temi salienti come scuola, sanità, lavoro, benessere psichico; dialogheremo con enti e istituzioni. Sapendo in prima persona quanto è dura, darò tutto il supporto possibile ai cittadini immigrati: l'obiettivo ultimo è quello di dare voce a chi non ha voce; fare delle proposte concrete da porre al vaglio del Comune per incidere, in qualche modo, sulle politiche di inclusione».
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